Corfù – GRECIA
Una roccia tutto sommato piccola nella nazione che più di ogni altra, oggi, è sotto i riflettori del mondo, emblema di come NON CI SI COMPORTA!
C’è qualcosa che non quadra… qualcosa è fuori fuoco!
Ho visto un gruppetto di anime che a stento si conoscevano, salpare di notte da Brindisi alla volta dell’isola greca su cui contrastanti opinioni avevano cominciato a realizzare preconcetti ed opinioni saldamente fondate sulla totale ignoranza!
La musica degli otturatori ed il suono del mare, onda dopo onda, hanno amalgamato gli ingredienti che ogni persona aveva contribuito a portare sull’arca. Un pizzico di sonno, decoro quanto basta, sorrisi a piacimento ed un’abbondante dose di voglia di scoprire e di scoprirsi UMANI.
Un adone greco già visto altrove accoglie il gruppo al porto e li accompagna in un divino Eden fiorito, calmo e dagli echi caldi ed amorevoli. In quel giardino l’alba avrebbe colto e rapito il gruppetto l’indomani, lasciandoli librare, guidati dal vento e dalle emozioni, verso la più recondita anima della divina dea Isola. Per ogni curva uno scorcio, nulla potevano alberi e foglie, non era possibile, in alcun modo, offuscare o coprire il Paradiso, i suoi colori e le sue contraddizioni. In simbiosi col vento le auto dei viandanti camminavano o si fermavano, ed ogni istante era quello giusto per perdersi nella profumata bellezza dei colori e della luce di incantevoli, quasi incredibili, finestre sui sogni!
Ad ogni passo, ad ogni scatto, ad ogni metro percorso, il sogno si mostrava e penetrava i vagabondi fino ad edificare nell’anima il sunto dell’essere umano. Il contesto tarava la bilancia emotiva di ogni persona, razionalizzando bene il giusto dall’ingiusto, quanto e cosa fosse realmente indispensabile all’essere per rimanere vivo dentro. E così il gruppo, inconsapevole dell’arcano a cui si stava sottoponendo, si stringeva e si teneva abbracciato col calore umano e vitale proprio delle anime che albergano nella natura visibile a chi apre cuore e sensi chiudendo l’occhio fuori dal mirino!
Un collante forte ed indissolubile si stava insinuando tra arti e sguardi del gruppo. Una resina emotiva in esponenziale aumento che generava benessere, sorrisi ed amore.
Poche brezze marine bastarono a rendere il gruppetto una entità unica e bilanciata che senza alcun timore si esponeva all’Isola ed ai suoi abitanti che, a loro volta, parevano essere gia stati a loro volta vittime di quel miracolo di unione emotiva tra esseri viventi ed apparentemente non viventi! Il gruppo infatti scopriva che, su quell’isola, gli alberi parlavano lingue e dialetti sconosciuti ma perfettamente comprensibili. Le roccie manifestavano storie e sorrisi e raccontavano aneddoti e segreti di antichi amanti che avevano voluto omaggiarle di baci e carezze. Uccelli e profumi erano i genitori di molti abitanti del posto, gente con radici visibili che avviluppavano le loro prede all’ombra di baracche sulla spiaggia raccontando di come, su quell’Isola, il Sole, la sabbia, il mare e la terra fossero null’altro che un guscio visibile di un mondo invisibile ad occhio nudo, una dimensione difficilmente imprimibile su una pellicola o su un sensore, di qualunque dimensione e forma esso sia!
Quella dimensione non rappresentabile poteva solo essere tatuata sulla corteccia del cardio di chi aveva voluto cercarla. E l’adone greco, volto e voce già vista e sentita in Patria, aveva condotto il gruppetto di vagabondi, ormai divenuta un’unica sorridente e sazia roccia, nella fornace della vita. In quel fazzoletto di terra, uomini e vite era possibile, se eletti dal fato, aggiungersi all’harem di anime dell’Isola.
La cerimonia ebbe inizio ad una tavola imbandita, con presenti testimoni giunti da ogni parte dell’Isola e del Continente. Forme tondeggianti erano i custodi ed i celebrabti dell’atavico rito matrimoniale. Pietanze profumate e colorate decoravano la tavola imbandita, perfetta nella sua veste colma di storie di quotidianità. Il suono delle spezie che si adagiavano ai bordi dei piatti erano quelli del ticchettio del tempo scandito dalle onde del mare e del fruscio delle foglie mosse dal fresco alito Divino dell’imbrunire. E quando anche il Sole si sedette al tavolo come testimone dell’indimenticabile evento tutti alzarono i calici. Una luce magica illuminò i corpi degli sposi ed i loro sorrisi, le loro emozioni, i loro ricordi e le vibrazioni delle loro membra si congelarono in uno scatto.
Fu quella l’unica, la sola e ripetibile testimonianza di un desiderio condiviso e realmente vissuto da quel gruppo di reciproci sconosciuti che, per la vita, resteranno uniti nei saturi ricordi di un sogno durato 3 giorni!
Grazie Claudio.