Quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti. Ma quando si fotografano persone in bianco e nero, si fotografano le loro anime!
Richard Avedon (1923–2004) è nato e vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men’s Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni.
Avedon si arruolò nelle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, prestando servizio come Photographer’s Mate Second Class nella Marina mercantile statunitense. Come lui stesso descrisse,
Il mio lavoro era fare fotografie identificative. Devo aver scattato foto di centomila volti prima di rendermi conto che stavo diventando un fotografo
Richard Avedon
Dopo due anni di servizio, lasciò la Marina Mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con il direttore artistico Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research.

All’età di ventidue anni, Avedon iniziò a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper’s Bazaar . Inizialmente negato l’uso di uno studio dalla rivista, fotografò modelle e mode per strada, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi insoliti, impiegando l’infinita intraprendenza e inventiva che divennero un segno distintivo della sua arte. Sotto la tutela di Brodovitch, divenne rapidamente il fotografo principale per Harper’s Bazaar.
Fin dall’inizio della sua carriera, Avedon realizzò ritratti formali per la pubblicazione sulle riviste
Theatre Arts ,
Life ,
Look e
Harper’s Bazaar , tra le tante. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Registrava pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un’immagine. Aveva completa fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole piegava ai suoi scopi stilistici e narrativi.
Le mie fotografie non vanno sotto la superficie. Ho grande fiducia nelle superfici. Una buona fotografia è piena di indizi
Richard Avedon
Durante tutto il periodo (1965 – 1992), Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo ed è ampiamente riconosciuto per aver cancellato la linea di demarcazione tra “arte” e fotografia “commerciale”. Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe collaborazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e decine di altre aziende hanno dato vita ad alcune delle campagne pubblicitarie più note nella storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali.
Dopo aver sofferto di un’emorragia cerebrale durante un incarico per
il The New Yorker , Richard Avedon morì a San Antonio, Texas, il 1° ottobre 2004. Durante la sua vita fondò la Richard Avedon Foundation.
Fonte: https://www.avedonfoundation.org/
Pacifista americano figlio di immigrati russi. Credo che già questo possa bastare a definire Avedon, pioniere e maestro della fotografia di moda.
Le sue opere, le pubblicazioni, le sue foto insomma parlano per lui. Della sua vita privata si sa ben poco a a me ha affascinato il fatto che, arruolatosi in marina durante la seconda guerra mondiale, certo non per combattere al fronte, ha poi espresso fermamente al Mondo, il mondo di chi la guerra l’aveva vinta, che quella del Vietnam era una immane cazzata!

Sul sito della fondazione da lui creata quando era ancora in vita è possibile vedere alcune immagini della mostra che fu organizzata nel 1970 presso l’Istituto d’arte di Minneapolis (https://www.avedonfoundation.org/minneapolis-institute-of-arts-mn-1970-richard-avedon). Di questa mostra il sito riporta:
La mostra di Minneapolis ha unito il lavoro passato e attuale di Avedon. Il contenuto presentava molti dei ritratti di Avedon di personaggi politici e durante la mostra ha espresso la sua opposizione alla guerra del Vietnam. La mostra è stata rivoluzionaria sia per il soggetto che per la scala, poiché il primo dei quattro ritratti murali di Avedon, The Chicago Seven , ha debuttato a Minneapolis, attaccato direttamente al muro. Avedon ha creato uno speciale portfolio in vendita per accompagnare questa mostra nonostante la quasi inesistenza di qualsiasi mercato per la fotografia artistica in quel momento
Di lui non mi aspettavo una sensibilità sociale così alta, nel 1970 aveva quasi cinquant’anni ed a quell’età, con la sua popolarità, non aveva di certo bisogno di farsi pubblicità tra le folle giovanili di studenti! Al suo senso di bellezza, che ha poi dettato quello di chiunque praticamente, Avedon univa il suo personale senso civico, cosa non da poco specie in un ambiente, come è quello della moda, che sembra essere sempre molto attento nel non esagerare con prese di posizione forti se non nella mera manifestazione delle opere pertinenti alla moda stessa.