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My Dublin

[13/05/2009] E’ stato questo il saluto che Dublino ci ha regalato una volta attraversato il Liffey. Chissà… forse è proprio vero che il destino è già stato scritto dai nostri desideri e dalle nostre azioni quotidiane! Difatti era proprio quello che ci voleva: assistere ad una valanga di suoni ed allegria di giovani, forse coetanei, che si godono l’eccezionale sole irlandese. Certo, a dirla tutta, sembrerebbe quasi un evento da “GUINNESS” quello del Sole a Dublino, in Maggio poi, ma non ci ha mai abbandonato! Anche questo era destino? Forse sì, ma che scrivo “forse”, CERTO CHE SI’!

I colori erano splendenti e penetravano nelle pupille con un impeto inarrestabile, e l’assenza totale della resistenza oculare facilitava l’ingresso degli impulsi emotivi al cervello. Paradossalmente solo un pieno silenzio poteva uscire da me, un estasi di stati d’animo che si azzuffavano nel cuore e nella mente, come solo chi da troppo tempo non assisteva ad un’evento di una normalità unica poteva generare!

Per troppo tempo, infatti, avevo sognato di crogiolarmi nella serenità di chi è irragiungibile, un alibi inconfutabile agli occhi di quanti, ogni giorno, sono abituati a vederti sorridere dei paradigmi mentali che ti attanagliano. L’avevo sognato spesso, forse ogni notte, ad ogni battito delle mie palpebre, ma nello stesso tempo avevo posto un’attenzione meticolosa, quasi maiacale, a rimuovere ogni traccia del seme di Morfeo, perchè i sogni “devono” appartenere a Lui ed a Lui solo, noi non siamo altro che il veicolo dei suoi pensieri.

E invece no. D’impatto, con prepotenza e caparbietà ho scavalcato le Alpi e La Manica fino ad arrivare in una di quelle destinazioni che nessuno, obiettivamente, definirebbe DA SOGNO. Ma era proprio quello che ci voleva! Perchè andare in una meta da sogno quando l’embrione del sogno viene ucciso ad ogni risveglio?

Ed invece LA SCOPERTA, l’ennesima conferma di ciò che professavo da tempo ma che ormai avevo dimenticato: ogni posto può essere DA SOGNO se lo si vuole vivere come tale! Avevo quasi lavato via dalla mia pelle quel senso di leggerezza che si prova a camminare a testa in su per le strade sconosciute di un angolo di mondo, tra lingue sconosciute. Avevo dimenticato cosa si prova ad isolare l’udito perchè tanto non servirebbe a niente captare i suoni vocali dei simili che per sbaglio ti toccano la spalla per strada! Avevo dimenticato cosa significasse sfoderare le armi umane per comunicare con gente che legge i tuoi sorrisi ed interpreta l’affannato tentativo di parlare la ligua del tuo iterlocutore. Avevo quasi dimenticato cosa significasse ESSERE UMANO.

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