
Proprio Marinetti infatti, nato ad Alessandria D’Egitto e poi trasferitosi per completare gli studi tra Parigi e Pavia, fondò nel 1909, reduce da una serie di sperimentazioni poetiche in francese, il movimento futurista, la cui nascita fu ufficializzata dalla pubblicazione del famoso Manifesto inizialmente su La Gazzetta dell’Emilia di Bologna e pochi giorni dopo su Le Figaro, assumendo portata internazionale. Con questo scritto, il poeta pose le radici per quella rivoluzione culturale fondata sulle famose parole di accesa polemica con quanto costituiva la cultura e l’istituzione convenzionale: «Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie» e cantare «le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa glorificare la guerra — sola igiene del mondo —, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna».
Nella sua militanza Marinetti usò la sua arte per divulgare questi “anti-valori” dirompenti: a seguito della stesura del manifesto programmatico, l’artista si pose in prima linea nel sostenere i propri dettami attraverso la scrittura e l’azione politica e sociale.
Con il suo primo romanzo Mafarka il Futurista, venuto alle stampe solo un anno dal Manifesto, nel 1910, Marinetti andò in contro allo scontro con l’opinione pubblica, venendo tacciato di violazione del pudore e censurato per la storia del trionfo di Mafarka nella ricerca della creazione di un degno erede attraverso di una sorte di sintesi tra un semidio ed un automa.
Nonostante le polemiche, Marinetti trovò però non pochi seguaci ad aderire al proprio movimento: poeti e artisti tra cui Aldo Palazzeschi, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Luigi Russolo: questi aderirono alle ideologie di esaltazione di un super-uomo macchina, della velocità, del valore e della bellezza della guerra, della violenza e della distruzione, codificando nuove tecniche di rappresentazione e scrittura rivoluzionarie.
A livello artistico invece, le influenze di Marinetti presero forma in primo luogo in leggendarie serate, durante le quali il gruppo dei futuristi cominciò ad allestire degli happening, spettacoli provocatori pensati per divulgare quelle idee che stavano alla base del movimento.
Nonostante le accuse, più o meno fondate dovute a questi eccessi di provocazione, di stretto legame con le ideologie fasciste, che portarono non poche polemiche contro al movimento, il Futurismo fu però, grazie al proprio iniziatore Marinetti, uno dei punti nodali del XX secolo nello sviluppo della cultura successiva.
Sara Cusaro per MIfacciodiCultura
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