Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch’egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia.
Foto da Exibart : https://www.exibart.com/express/parigi-profanata-la-tomba-di-man-ray-a-montparnasse-si-tratta-di-antisemitismo/
Noncurante ma non indifferente
E’ così che recita l’epitaffio sulla tomba di Man Ray nel cimitero di Montparnasse a Parigi.

Ed in effetti credo sia una sintesi azzeccata, né ad effetto nè troppo sofisticata, per descrivere quello che a mio avviso ha “vissuto gli ideali” di ogni sognatore.

Emanuel Radnitzky, questo il suo vero nome, nacque a Philadelphia nell’Agosto del 1890 da una famiglia russa di origini ebree. A soli sette anni si trasferì nella caotica e stimolante New York che lo vide immerso fin da ragazzo nelle arti del disegno sia artistico che tecnico e nella pittura, al punto da fargli vincere una borsa di studio in Architettura all’università nel 1920.
Come ogni sognatore il giovano Emanuel rifiutò la borsa di studio ed iniziò a lavorare come edicolante e disegnatore. Nel 1913 assistette all’esposizione internazionale di Arte Moderna, nota come Armory Show, la prima presentazione pubblica dell’arte europea più avanzata. erano i tempi in cui l’Europa era la culla dell’Arte e ciò veniva tacitamente riconosciuto… altro che dazi caro biondo!
La scoperta, o meglio lo stimolo, ricevuto da cubismo innestarono in Emanuel una nuova spinta artistica che culminò nell’incontro, nel 1915, con Marcel Duchamp di cui divenne “fraterno” amico. Nel 1916 iniziò a sperimentare la pittura con l’aerografo (altro che street artist!) che unì al collage ed all’assembraggio di elementi a prima vista inavvicinabili.
Nel 1916 fondò, insieme a Marcel Duchamp, la Society of Independent Artistis. L’amicizia divenne sempre più forte così come il suo avvicinamento al dadaismo americano ed al rifiuto della sola pittura come forma espressiva.
Desideravo trovare qualcosa di nuovo, che mi consentisse di fare a meno di un cavalletto, dei colori e di tutti gli altri arnesi del pittore tradizionale. Quando scoprii l’aerografo, fu una rivelazione: era magnifico poter dipingere un quadro senza neppure toccare la tela; questa era un’attività cerebrale pura
Man Ray
Quasi per caso scoprì la Fotografia quasi come rifugio ed espediente che lo allontanasse, almeno in parte, dalla pittura, usando il mezzo fotografico più come l’alter ego del pennello che come cristallizzatore di immagini reali. Ma in qualche modo doveva pur campare ed ecco che Emanuel utilizza la fotografia anche come mezzo di sostentamento fotografando per riviste di moda. Da lì Emanuel divenne Man Ray ovvero UOMO RAGGIO!
Avrei fotografato una serie di donne, avrei potuto anche diventare uno specialista nel campo del ritratto femminile. Era un mercato più vasto.
Man Ray
Le sue prime esposizioni in America non andarono granché bene, ostili e pesanti furono le critiche ricevute da Man Ray, al punto che egli stesso affermò:
l Dada non può vivere a New York
Man Ray
Fu nel 1921 che Man Ray seguì il suo amico Duchamp in quello che fu il suo viaggio verso la Francia. A Parigi fu preceduto dalla fama di difensore dello spirito dada a New York, motivo per cui i dadaisti erano pronti ad accoglierlo. Sbarcò a Le Havre, in Normandia, nel luglio 1921, pronto a seguire la rivoluzione iconoclastica ormai già avviata da tre anni. Di lì a poco, nel 1924, il saggista André Breton avrebbe pubblicato il primo manifesto surrealista. Man Ray dunque arrivò in Francia che il dadaismo stava avviandosi verso la fine e il surrealismo andava cristallizzandosi attorno all’ambiente di Breton: in questo entourage, egli divenne il primo fotografo surrealista.
Man Ray diventò nel 1924 il primo fotografo surrealista! È proprio in questi anni che scopre una delle tecniche che lo renderanno famoso: i rayographs, immagini fotografiche ottenute poggiando degli oggetti direttamente sulla carta sensibile. Nel 1929, insieme all’assistente Lee Miller, Man Ray ridarà vita alla tecnica della solarizzazione ottenendo fotografie i cui soggetti sono contornati da un bordo nero che li fa sembrare dei disegni. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale sarà costretto a lasciare Parigi e spostarsi in America, ma ritornerà in Francia dove vivrà fino alla morte.
Sebbene si sia sempre definito pittore e quasi mai fotografo, sottolineando spesso una mancata ammirazione per questo mezzo, ha dimostrato una sinergia tra i due: “mi sono spesso divertito a fare fotografie che possono essere scambiate per riproduzioni di dipinti che sono stati ispirati da fotografie”. Questo mezzo infatti diventa fondamentale perché capace di catturare ogni immagine presente nella mente e dargli vita: “nonostante i suoi aspetti meccanici, la fotografia mi aveva sempre affascinato in quanto modo di dipingere con la luce e le sostanze chimiche”.
Man Ray giocò con la luce e con la chimica come si gioca con le droghe, l’alcool e le donne: giochi pericolosi che arricchiscono la Vita omaggiandola per intero della sua unicità!
Furono molte le donne che hanno posato per lui, Virginia Woolf, Elsa Schiapparelli, Coco Chanel, Nusch Eluard, ma alcune di queste sono state anche amanti, ossessioni, assistenti e SEMPRE amiche. Basta leggere “La vasca del Fuhrer” di Serena Dandini per ripercorrere, ad esempio, l’intreccio amoroso, ossessivo ed onirico del rapporto tra Man Ray e Lee Miller!
Tra le tante si pensi a Kiki de Montparnasse, ovvero la cantante, ballerina e prostituta Alice Prin con cui Man Ray ebbe una travolgente storia d’amore che durò sei anni da cui ci viene offerta l’iconica immagine della donna di spalle (Kiki) con le due Effe del violino sui fianchi!
Man Ray cercava aveva il dono di rendere irreale la realtà, di renderla “sognabile” e desiderabile anche nelle sue opere più “cupe”.
FONTI:
https://www.elledecor.com/it/arte/a38907209/man-ray-vita-fotografo-surrealista
https://www.arte.it/notizie/italia/tra-evasione-e-sogno-gli-universi-infiniti-di-man-ray-17813
https://www.finestresullarte.info/arte-base/man-ray-vita-opere-artista-dada