La pandemia? Ha cambiato il lavoro, da così a così

La pandemia? Ha cambiato il lavoro, da così a così
Dopo due ora hai già mal di collo e di schiena
Vade retro cervicale
Resta collegata
Non distrarti, fai una to do list
Luci, aroma e musica
Non senti/vedi bene durante le audio/video call
Audio al top
Non sottovalutare la sicurezza
Non lavorare sul divano, a letto o scomposta
A fine giornata ti bruciano gli occhi
Proteggiti e guarda fuori dalla finestra
Si è rotto?

C’è un prima e c’è un dopo: prima del lockdown, solo per il 37% degli europei e per il 33% degli italiani era possibile lavorare in maniera smart, mentre per il 41% (sia in Europa sia in Italia) il proprio lavoro non poteva essere svolto in alcun modo da remoto. Oggi più di 100 milioni di dipendenti in Europa sono passati al lavoro a distanza, con quasi 45 milioni che hanno fatto questo cambiamento per la prima volta. Durante la pandemia molti dipendenti hanno sperimentato non solo il lavoro a distanza, ma un cambiamento radicale verso un modo di lavorare più indipendente. E le organizzazioni ora dovranno pensare a come canalizzare questa maggiore autonomia.
«Due dipendenti su tre», è scritto nel report di  The voice of the European workforce 2020, lo studio fatto da Deloitte, raccogliendo le opinioni di oltre 10.000 lavoratori in sette Paesi europei, «si aspettano di lavorare da remoto più spesso anche dopo la fine delle attuali circostanze eccezionali. La maggior parte degli intervistati considera l’adattabilità un’abilità vitale se vogliono prosperare nel mercato del lavoro post-COVID».

E così non stupisce sapere i lavoratori, in questi mesi, hanno percepito una maggiore autonomia personale durante la giornata, oltre a una maggiore flessibilità della giornata lavorativa (45%), a un cambiamento nelle priorità lavorative (32%) e a una percezione dell’incremento delle proprie responsabilità (31%).

Tempo e fiducia, le basi per un adattamento efficace al cambiamento
In generale, considerato il periodo molto delicato in cui questi cambiamenti sono avvenuti, per gli italiani non è stato particolarmente difficile adattarsi alle novità: l’85% dei nostri connazionali ha trovato facile o addirittura «molto facile» adattarsi al lavoro da remoto.  Prima della pandemia, nessuno avrebbe scommesso che cambiamenti così profondi e improvvisi nella vita lavorativa quotidiana delle persone avrebbero potuto essere effettuati con così tanto successo su larga scala e, soprattutto, che per i lavoratori sarebbe stato così semplice adattarsi.

Gli elementi chiave che hanno giocato un ruolo decisivo nel facilitare questa transizione per gli italiani sono stati il tempo (39%) (con il passare dei giorni è diventato sempre più facile adattarsi ad una nuova modalità lavorativa), la possibilità di poter contare su un solido network di colleghi e relazioni personali (39%); la fiducia data dai colleghi (35%) e dalla leadership (33%).

«L’ambiente di lavoro è cambiato sostanzialmente negli ultimi mesi ed è improbabile che torni a essere quello che era prima del Covid-19. Riconoscendo la complessità ed eterogeneità dei propri dipendenti, i leader aziendali devono progettare le proprie politiche e interventi in modo mirato, sulla base della comprensione dei diversi attributi e bisogni dei propri lavoratori» ha commentato convinto Drew Keith, Human Capital Leader Deloitte.

CHE COSA RESTERÀ DI QUESTA PANDEMIA
La maggior parte degli intervistati in Europa (66%) si aspetta che alcuni aspetti della propria vita saranno permanentemente diversi.

In particolare, per i lavoratori il lavoro a distanza sembra essere già un elemento che permarrà nel futuro. La maggioranza relativa degli intervistati si aspetta di avere maggiore flessibilità nel decidere quando e come lavorare nel mondo post-COVID-19. Due dipendenti su tre, sia in Europa che nel nostro Paese, si aspettano di lavorare da remoto più spesso.

Imparare a gestire una forza lavoro più autonoma e meno centrata sul posto di lavoro è una nuova grande sfida per le aziende. Comporterà anche l’abbandono dei vecchi schemi di remunerazione e valutazione, finora fortemente basati sulle ore lavorate. La paura di dover lavorare più ore per la stessa retribuzione è una delle preoccupazioni principali per il post-Covid-19 che emerge spesso tra gli intervistati (32% in Europa vs 31% in Italia), seconda solo all’aumento della precarietà del lavoro (36% in Europa vs 32% in Italia). Un’ulteriore preoccupazione risulta essere il deterioramento delle relazioni umane tra colleghi con conseguente perdita di fiducia (30% in Europa vs 28% in Italia).

Nuove competenze per aumentare la resilienza
L’ambiente di lavoro post-Covid-19 richiederà nuove competenze
da parte della forza lavoro e i lavoratori sembrano esserne consapevoli. In particolare, il 66% degli intervistati italiani (60% in Europa) indica la capacità di adattarsi come una delle prime tre capacità che saranno più rilevanti. Un altro elemento che secondo gli italiani diventerà sempre più rilevante nel new normal sarà la capacità di lavorare in team (41% vs 43% in Europa), seguito dall’abilità di sviluppare un pensiero creativo e fuori dagli schemi del lavoro tradizionale (41% vs 25% in Europa). Infine, con l’aumento della flessibilità e dell’autonomia, è inevitabile che un efficace time management sarà sempre più importante (37% vs 41% in Europa).

«Il quadro che emerge dalle risposte dei lavoratori è nel complesso positivo. In un ambiente di lavoro in rapida evoluzione, la maggior parte dei lavoratori è riuscita ad adattarsi molto bene, nonostante la situazione critica. Le aziende dovrebbero capitalizzare su questo atteggiamento positivo e raddoppiare gli impegni per costruire una forza lavoro più resiliente. Ciò richiede di andare oltre la formazione dei lavoratori unicamente nell’ambito delle competenze tecniche. Bisognerebbe infatti concentrarsi anche sulla creazione di una cultura e di una mentalità organizzativa che possano favorire la capacità di apprendere, applicare e adattare nuove competenze»,  conclude Drew Keith.

LEGGI ANCHE

Come può cambiare (in meglio) il futuro del lavoro

LEGGI ANCHE

Lavoro, le figure professionali più ricercate dopo (e durante) il coronavirus

LEGGI ANCHE

L’atlante dei mestieri spazzati via dal Covid

Questo sito utilizza cookies per concederti di utilizzare al meglio le sue funzionalità. Leggi qui la cookies policy
ACCETTO