La lunga vita di Barbie, in una mostra al Design Museum di Londra

La lunga vita di Barbie, in una mostra al Design Museum di Londra

Non chiamatela giocattolo, anche se ha le sembianze di una bambola. Di certo ha i suoi lati oscuri, che sono poi quelli della società perché, nel bene e nel male, Barbie è un’icona dei tempi e dei desideri e delle ambizioni delle persone che li hanno vissuti. A esplorarne la lunga storia è una mostra al Design Museum di Londra, realizzata in collaborazione con il produttore Mattel: in esposizione, più di 250 oggetti, tra cui 180 modelli di Barbie, dal 1959, anno in cui fu lanciato il marchio, a oggi. E a un anno dal criticato e acclamato film diretto da Greta Gerwig, con protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling. L’effetto scia sarà sicuramente positivo per l’engagement del pubblico ma la curatrice della mostra, Danielle Thom, ci tiene a sottolineare che il Design Museum ha avviato i rapporti con Mattel già tre anni fa, molto prima dell’uscita del film.

1973 Barbie Doctor ©Mattel, Inc.

Inaugurata in concomitanza con il 65mo anniversario del lancio del marchio e considerando tutti gli accessori commercializzati, la mostra coinvolge moda, architettura e design ad ampio raggio, dall’arredamento ai veicoli. Tra i pezzi forti troviamo una rara prima edizione della primissima bambola lanciata dalla Mattel nel 1959, una “Barbie Alfa” nel senso cronologico del termine, dipinta a mano, vestita con un costume da bagno bianco e nero. In esposizione anche il prototipo originale della primissima Barbie parlante del 1968, che aveva un torso di plastica trasparente in modo che i rivenditori potessero vedere il meccanismo.

1985 Day to Night Barbie © Mattel, Inc.

C’è poi la Barbie Day to Night del 1985: donna in carriera con tailleur di giorno ma pronta per una serata di festa risvoltando la giacca (a proposito di spirito del tempo). Immancabile la Barbie più venduta di tutti i tempi, la Totally Hair del 1992, con capelli acconciabili lunghi fino ai piedi, di cui sono stati venduti oltre 10 milioni di esemplari in tutto il mondo. Arriva poi l’epoca dell’inclusione e della multiculturalità, con bambole nere, ispaniche e asiatiche ma anche con la prima Barbie con Sindrome di Down.

2016 Barbie Fashionista Blue Brocade ©Mattel, Inc.

Doveroso un tributo alle amiche di Barbie, tra cui la storica Midge e le amatissime Christie e Teresa, così come alla sorellina, Skipper. C’è una sezione dedicata a Ken, che ne racconta l’evoluzione dalla sua introduzione nel 1961 fino a oggi. Largo spazio agli accessori, come la prima Barbie Dreamhouse (un marchio registrato) del 1962. «Penso che le persone saranno piacevolmente sorprese nel realizzare fino a che punto il mondo di Barbie abbia effettivamente interagito con il nostro design. Non è un giocattolo progettato in modo isolato da ciò che accade intorno a noi», ha dichiarato Thom.

1992 Totally Hair Barbie photographed by Petra Rajnicova for the Design Museum

L’idea è quella di promuovere la mostra per una tournée a livello internazionale. «Spero vivamente che le persone capiscano il processo di pensiero dietro la mostra», ha continuato Thom. «In realtà è un argomento serio: il fatto che sia un giocattolo progettato per bambini e qualcosa di molto femminile codificato nella storia e nell’estetica, non ci impedisce di prenderlo sul serio come un fenomeno di design».

Barbie: The Exhibition 2024 © Jo Underhill for the Design Museum
Barbie: The Exhibition, veduta della mostra, Design Museum, Londra, 2024 © Jo Underhill
Barbie: The Exhibition 2024 © Jo Underhill for the Design Museum
Barbie: The Exhibition, veduta della mostra, Design Museum, Londra, 2024 © Jo Underhill
Barbie: The Exhibition 2024 © Jo Underhill for the Design Museum
Barbie: The Exhibition, veduta della mostra, Design Museum, Londra, 2024 © Jo Underhill
Barbie: The Exhibition 2024 © Jo Underhill for the Design Museum
Barbie: The Exhibition, veduta della mostra, Design Museum, Londra, 2024 © Jo Underhill
Barbie: The Exhibition 2024 © Jo Underhill for the Design Museum
Barbie: The Exhibition, veduta della mostra, Design Museum, Londra, 2024 © Jo Underhill

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