Vuoto
Te lo raccontai una notte, quasi era l’alba credo, fermi in macchina davanti al cancello di casa tua. Ti parlai del vuoto, di cosa significasse vestirsi di…
DOVE IL TEMPO NON SMETTE DI SCORRERE
Tralasciando teorie ben più blasonate delle mie, assimilo il tempo ad una retta: non ha inizio e non avrà fine, se non per noi qualora lo circoscrivessimo…
D’altra parte
Mi è sempre piaciuto pensare che quello che viviamo, quello che ci si presenta davanti, non sia per caso, e non mi riferisco al Tutto, al fato…
Dimenticavo
L’altra settimana sono ritornato su, a casa mia, in quel piccolo palazzo in cui sono vissuto per cinque anni. Ricordo che l’avevo lasciato un po’ a malincuore…
Senza Senso
Potevi pure evitare di chiedermelo il perchè di quella domanda. Stavamo andando a pran…cenare dopo essere stati per quattro ore e mezzo in ipnosi, tuffandoci di continuo…
Da Nanzel E Da Gretel
Si cresce sperando che il futuro ci sia amico, complice e fedele, astratto essere che ci donerà la serenità di cui ne è pieno lo scaffale dei…
Stazioni
E CHI L’AVREBBE MAI DETTO? A volte un fine settimana può aprire la mente, ed il cuore e quello che c’è nel mezzo! Rivedere un amico dopo…
Un’Isola Nel Cuore
Corfù – GRECIA Una roccia tutto sommato piccola nella nazione che più di ogni altra, oggi, è sotto i riflettori del mondo, emblema di come NON CI…
Happy Aulin
31 Ottobre. Ormai è entrata di prepotenza anche nelle nostre abitudini quella di replicare il nostro Carnevale, in chiave però molto più tetra e consumistica, una festa dal sapore anglosassone, come la musica che ascoltiamo, lo slang che usiamo e gli ideali che tentiamo di assorbire e fare nostri. I bambini, i ragazzini ed anche gli adulti vanno in giro a chiedere “dolcetto o scherzetto”… ma da dove è uscita st’usanza? Questa gente, a Carnevale, va in giro vestita da Pulcinella, Arlecchino o Brighella o appartiene alla “casta” che afferma: “NO a me ste cose non piacciono”?
Partiamo dall’inizio e cominciamo a vedere WIKIPEDIA cosa ci dice…
“Halloween o Hallowe’en è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, ora tipicamente statunitense e canadese, che si celebra la sera del 31 ottobre, ossia alla vigilia della festa di Ognissanti (è questo il significato della parola Halloween). Tuttavia, le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta risalire a quando le popolazioni tribali usavano dividere l’anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre, preparandosi la terra all’inverno, era necessario ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween.”
EQUILIBRIO SPORTIVO
LO SPORT AIUTA A CRESCERE – Non seguo il calcio nè tantomeno qualche altro sport… ecco perchè, forse, non sono mai cresciuto più di tanto! D’altronde “Lo sport è l’insieme di quelle attività, fisiche e mentali, compiute al fine di migliorare e mantenere in buona condizione l’intero apparato psico-fisico umano e di intrattenere chi le pratica o chi ne è spettatore” quindi se non sono “PIU’ MIGLIORE” è forse per il mio distacco dallo Sport. Diversamente, però, quando ho tempo mi appassiono alla cronaca, tanto per sentirmi parte degli essere viventi che, oltre a lavorare, vivono le proprie vite nella società di cui hanno deciso arbitrariamente di far parte. Buona parte della cronaca di questi ultimi giorni si è incentrata sullo Sport dove una partita di calcio è stata interrotta a causa di alcuni disordini generati dalla tifoseria ospite.
OK. Dopo il preambolo quasi giornalistico veniamo al dunque, abbandoniamo l’etica dattilografica e tentiamo di mettere #FFFFFF su #000000 (nero su bianco per gli sportivi accaniti che non saprebbero decifrare i codici esadecimali!) le sensazioni che le immagini di quegli scontri hanno suscitato nella gente normale.
Vorrei la pelle nera – 1967
Era Nino Ferrer il profeta che aveva già previsto tutto… e forse per questo, oltre che per la morte della madre, che si sparò al cuore in un campo di grano della campagna francese (Corriere Della Sera). Forse lui aveva già capito che un giorno il SUD del mondo si sarebbe assottigliato, aveva inteso già negli anni ’60 che l’equatore, prima o poi, si sarebbe spostato un po’ più a Nord, sempre più a Nord, fino a scavalcare il regno che fu dei Borboni. Oggi Napoli, e la Campania tutta, è Ufficialmente il sud del mondo.
Avete presente quel SUD che ci propone di tanto in tanto Licia Colò nel suo “Alle Falde Del KI CI MANGIAMO”? Bene, proprio Quel Sud! Sole splendente, mare azzurro (se visto da lontano) e cucina divina. Il luogo perfetto per trascorrere attimi di indimenticabile FOLLIA!
Non so se sulle guide Lonely Platet esiste un itinerario come quello che proporrei io… ma voglio proprio consigliarvelo… d’altronde è la mia MATA TERRA!
Vi consiglio vivamente divenire a trascorrere qualche giorno al SUD per lasciare che il vostro animo si immerga nei colori, profumi e sapori intrisi di storia natura e folklore della miaterra, la stessa che riuscì a strappare un Re (quello spagnolo) dalle radici della propria terra e fargli preferire Napoli come dimora fissa della sua Famiglia.
Arrivati a Napoli potrete crogiolarvi in un groviglio di auto, motorini, clacson ed ambulanti che ritmicamente scandiranno i vostri passi per tutta la vostra permanenza. Noterete sicuramente che ogni veicolo e/o bancarella varà qualcosa di arrangiato alla menopeggio, qualche graffio, bottarella, buco o pezzo di nastro da imballaggio appicicato. A Napoli è davvero difficile morire per incidente mortale: il costante traffico impedisce di superare i 40 km/h ma in compenso è facilissimo conoscere gente diversa ogni 10 km percorsi grazie ai microtamponamenti che favoriscono le relazioni interpersonali.
Vale
E’ il termine che ho sentito di più a Barcellona! Il bello è che, a dirlo, saranno stati al massimo 3 o 4 indigeni! A Barcellona c’è casino dall’alba all’alba… forse ce n’è di più quando il sole dorme. A conferma di tutto ciò c’è sicuramente l’esperienza di aver fatto campo base in un ostello a ridosso della Rambla, luogo che anche ai tempi di Picasso (così dice la guida comprata in Offerta alla Mondadori del Vulcano Buono) era corollato di ragazze dai facili costumi e dispensatori di sostanze che stimolano le sensazioni e l’immaginazione (puttane e spacciatori per intenderci!). L’Ostello dove siamo stati era proprio lì! Per carità, fa più paura camminare alle 9:00 di sera per le strade delle mie zone che ritrovarsi da soli in un quartiere simile, anche perchè, nonostante la propaganda turistica spagnola di voler “eliminare” droga e prostituzione, la polizia passava ogni ora nel cuore del malaffare ma nulla, e dico nulla, si smuoveva. Di mattina, quando scendavamo per cominciare il tour della città, il quartiere era deserto… ma alle 15:00, quando siamo arrivati a Barcellona, la strada era piena di lavoratori/ici da marciapiede. Abbiamo dovuto chierere “permesso” per farci largo tra minigonne e paillettes quindi l’equazione è decisamente soddisfatta!
Senza deviare troppo il discorso in 4 giorni a Barcellona non sono stato capace di capire se questi barcellonesi se la passano bene, male, meglio oppure peggio di noi italiani. Tutti dicono “ci hanno superati”, “sono 10 anni avanti”… per carità non sono stato affatto male ed è senza dubbio un vanto riuscire a mantenere in piedi le gru della Sagrada Familia rendendole al tempo stesso patrimonio, monumento ed icona della Barcellona Made In Tourism. Quì in Italia potremo farlo con la SA-RC e tantissime altre opere, anche d’arte… ma forse noi italiani siamo critici dentro e piuttosto che sfruttare prederiamo parlare!
Il mio tempo
Mi rimetto al computer con me stesso che dondola per la tarda ora e le ossessioni degli ultimi giorni. Mi accorgo di aver trascurato i miei spazi e le mie passioni per quelli che, nei tempi moderni, sono considerate “priorità”, le stesse che hanno il potere di nutrirmi e darmi l’illusione di essere “libero”, le stesse priorità che, come un allucinogeno, dipingono di luci ed ombre gli istanti della mia vita quotidiana.
Marzo non aveva post… eppure la mia mente ne ha partorite di cose da voler scrivere, ce ne sono stati di pensieri ed incubi che valesse la pena di incidere binariamente sul foglio digitale della mia esistenza. E invece no, telefonate, corse, debiti ed obblighi non hanno fatto altro che riempire i miei giorni e la mia mente, lasciando che il mio corpo si trascinasse per inerzia nelle direzioni che il fato decideva con irritante e maligna determinazione.
Non è da ieri che accade ciò, credo siano anni che va avanti così! E sempre più spesso penso a cosa accadrà quando mi ritroverò nel vuoto fisico, in assenza di gravità condizionale. Cosa vedranno i miei occhi quando, forse, non avrò più nè il bisogno nè l’attrito per poter correre a velocità supersoniche. Quando un giorno l’utopia ed il desiderio diverranno realtà quale sarà la somma data dagli istanti della mia vita?
Pizza’s Surprise
E’ successo sette giorni fa! Dalla domanda ricorrente di come trascorrere un Sabato “diverso” e dall’utilissima banda larga era emersa la possibilità di poter andare ad un concerto. Amiamo entrambi la musica ed il bivaccare in un’ambiente “malsanamente” libero (direbbero alcuni!). A me il compito di rendere tutto “una sorpresa”, e senza lasciar minimamente intendere quale sarebbe stata la destinazione siamo saliti in macchina alla volta di Salerno, Via Irno precisamente! Dove si trovasse Via Irno non era minimamente nelle mie conoscenze ma ricordavo ci fosse un’uscita della pseudo-tangenziale con quel nome lì!
Effettivamente l’uscita c’era, peccato che, prima di trovare la meta ci è toccato fare cinque o sei volte il tour delle stradine e deli sensi unici che colmano la viabilità della zona! Dopo circa 45 minuti siamo riusciti ad individuare il luogo dell’evento, orfano di parcheggio (meno male) e già abbastanza ricco di gente.
Un altro piccolo dettaglio andava però analizzato: la fame epica che ci assaliva entrambi! Ci siamo messi così alla ricerca di una pizzeria, una qualunque, la più vicina e che avesse magari posti liberi vista l’ora e visto che era Sabato sera. Ne troviamo una, l’unica, anche abbastanza vicino e questa fatidica scoperta viene accolta con la pioggia che, negli ultimi giorni, aveva accompagnato gran parte delle giornate.
Bisogno di Oppido
E’ un po’ che non ci vado nel mio amato borgo lucano ma non posso fare a meno di ripensare allo stato d’animo che mi ha sempre accompagnato nelle prime curve che da Oppido portano verso Cancellara, quell’Oceano di emozioni che accalorano la mia mente ed il mio cuore ogni volta che mi lascio alle spalle il velodromo!
Tra i ciottoli dei suoi vicoli, tra i sorrisi della gente e le sfumature dei loro coloriti dialetti, tra i sacchi di “sfarinato” ed il tintinnio dei bicchieri ricolmi di Aglianico ho lasciato gran parte della mia nobiltà. L’ho volutamente nascosta in quel paesino fantasma a ridosso del “mondo”, dove sono certo di poterla ritrovare intatta, forse addirittura arricchita dalle persone che so per certo me l’hanno curata ogni giorno come parte del proprio essere.
Ho bisogno di guardare negli occhi Giuliano ed ascoltando le sue finte profezie perdermi in quelli che sono i desideri degli istinti più reconditi di ogni Uomo. Giulio è uno dei pochi che non ha paura di parlare dell’Amore. Lo fa sorridendo, come ogni cosa che fa.
Ho bisogno di andare al Bar Italia da Rocco e la sua equipe di discepoli, dal Traditore alla Pia Vittoria e lì tentare di cambiare il mondo e le sorti di chi è costretto a strappare con i denti quanto la Vita può dare in un posto come Oppido.
Ho bisogno di uscire dal Bar Italia ed andare da Donatello, Giulia e la Piccola… che forse ormai sarà già diventata grande, troppo grande per non offendersi nel sentirsi chiamare “piccola”. Lì godrò della ritrovata ragione del Ragno, lo stesso che aveva provato a tenersi stretta la schiavitù per non rischiare d’essere Libero!
Abbi tu dini
Una delle cose che la vita da adulti tende sempre a far scivolare via sono le passioni che ci hanno accompagnato e tenuto compagnia nella nostra “beata” gioventù! Credo che più di tutte le cose e le sostanze che indubbiamente hanno segnato la mia adolescenza la musica sia certamente quella che mi è stata più vicina durante le fasi salienti della mia formazione umana.
Lo stereo si è sempre svegliato prima di me fin dai tempi della scuola ed è sempre stato lì ad osservarmi mentre mi lasciavo rapire da Morfeo nel fumo spesso delle mie sigarette fatte a mano che si fermava a mezz’aria nella mia stanzetta di gioventù. Su un’anta del mio armadio c’era Sid Vicious e di fronte a lui un piccolo Marshall, una chitarra elettrica ed una classica, la mia prima chitarra comprata con i risparmi delle paghette settimanali ai tempi delle scuole medie. Sid per un decennio ha fatto la guardia alle mie due cincubine, ed io per lui ho tentato di farle parlare una lingua quanto più comprensibile possibile.
A differenza di quello che pensano in molti comprai la mia prima chitarra per poter avere qualcuno (o qualcosa) con cui parlare e confidarmi. Sapevo benissimo che non avrei “cuccato” neppure se avessi imparato a suonare la chitarra perchè, a dirla tutta, avevo ben altri problemi ai tempi dell’adolescenza, problemi che, apparentemente, avevo solo io.
C’era una volta
C’era una volta. Generalmente le favole iniziano così, invece stavolta quel “c’era una volta” sancisce la fine di una favola: IL SUD! Quella parte di Italia che per secoli, mentre il Nord si frammentava in pezzetti sempre più piccoli, è stato il Regno Delle Due Sicilie, Il Regno Di Napoli, vivevano esseri geneticamente filosofici. L’evoluzione di Darwin ed il clima mite aveva fatto sì che quegli uomini potessero sviluppare in gene della felicità. La felicità si tramandava così da generazione in generazione e tutti vivevano tranquilli, traendo sostentamento dall’agricoltura, dal lavoro nei campi, dall’allevamento e dall’ozio dei ricchi che, attratti dalle magnificanze naturali unitamente al clima, non disdegnavano di trascorrere al SUD le proprie vacanze o addirittura l’intera vita. Perfino il Re di Spagna lasciò la sua terra natìa per trasferirsi a Napoli.
Doveva essere proprio un Paradiso quel Sud dell’Italia!
Già i Romani avevano scoperto l’estasiante bellezza di quei luoghi, al punto che a Pompei bordelli e ville di ricchi romani abbondavano. La vita trascorreva tranquilla, nel tepore delle giornate di tanti secoli fa, e la sera tra vino e delizie si ororavano le divinità di Bacco ed Afrodite. Il razzismo non esisteva, quello più simile era definito dalle “caste” ovvero dalla consapevolezza e l’ufficializzazione che non tutti erano uguali. C’erano i ricchi, i potenti, i poveri e gli schiavi!
Stirare è Libertà!
Cos’è la Libertà? Forse nessuno può dirlo! C’è chi la associa alle azioni ed a quanto esse siano realmente volontarie, chi ne adduce motivazioni legate ai Massimi Sistemi e chi semplicemente la confonde con l’Anarchia o con il NonRispetto!
Sinceramente credo che, tra le tante sfumature di Liberà ci siano da individuare le Libertà legate alle Capacità di poter fare o non fare determinate cose! Una delle più evidenti delle Libertà, a mio avviso, è la consapevolezza che, potenzialmente, TUTTI possono fate TUTTO. Legando questo concetto al dualismo Uomo-Donna Libertà significa che un Uomo può cucinare, lavare i piatti, stendere e lavare i panni, apparecchiare una tavola, rifare il letto… e perfino fare la doccia tre volte al giorno così come una Donna può aggiustare una lavatrice, sostituire un rubinetto o una lampadina, appendere un quadro, aggiustare una presa elettrica e perfino evitare di fare la doccia 2 giorni di fila! Tutto fantasticamente LIBERO!
Ma analizzando bene la mia posizione in questo contesto mi sono accorto che un punto dolente esiste: STIRARE!
A mio avviso un Uomo non è capace di stirare! Non lo è per natura. Forse l’atto dello stirare comporta l’uso di aree celebrali di cui non siamo dotati, o forse è quel “sesto senso” che solo le donne posseggono ma la totale incapacità di Stirare rende l’uomo schiavo! Per fortuna non schiavo delle Donne, o almeno non per questo motivo, ma lo rende inadattabile e non autonomo quindi non libero!
La teoria del Vesuvio
Non è cosa rara che, quando qualcuno viene a trovarmi mi chieda: “Ma non hai paura del Vesuvio?”. Il Vulcano Vesuvio abita a circa tre chilometri in linea d’aria da me, e quando vivevo ancora a casa di mia madre era ancora più vicino! Nella casa materna la finestra della mia stanza dava proprio sul Vesuvio che, ogni mattina, mi salutava entrando a stento nella finestra! Oggi, invece, mi saluta dal balcone, riesco a vederlo ampiamente anche col suo compagno di merende, il Monte Somma, alla sua sinistra!
Ma volendo rientrare nel discorso ho sempre risposto: “NO! Per me è sempre esistito, sta lì da sempre e, se non fossi stato tu a ricordarmelo, mi sarei anche dimenticato di fartelo vedere!”. Tralasciando la comune abitudine a non valorizzare ciò che abbiamo vicino in quelle circostanze che, ripeto, più e più volte si sono ripetute nella mia vita, mi sono sempre reso conto di come il Vesuvio, o un’entità che potenzialmente potrebbe distruggere in un sol colpo milioni di vite, possa destare sospetti e paura in chi non l’ha avuto accanto dalla nascita!
Questo “dato di fatto” credo si ripercuota anche sull’anima e sull’indole di chi, come me, vive all’ombra del Vesuvio da anni o decenni. In definitiva credo che l’anima di chi convive col Vesuvio sia abituata, o forse rassegnata, all’onnipotenza altrui ragion per cui la forma mentale, l’approccio alle credenze ed al sovrannaturale trova ampio spazio nelle vite vesuviane, dalla magia alla cabala, dalla religione all’esoterismo, dalle adorazioni alla scaramanzia.
Due ore in compagnia di me
Saranno state le calorie degli ultimi giorni, sarà stata la polvere da sparo di ieri sera o la frutta secca a fiumi ma stasera avevo proprio voglia di starmene in compagnia di me! Era da tanto tempo che lo desideravo e la ventosa serata mi sembrava l’ideale per incontrarmi col mio vecchio amico che troppo spesso avevo abbandonato per dare precedenza al lavoro!
Ci siamo messi sul divano e sulle pareti le ombre delle lci dell’albero di natale scandivano i battiti delle nostre ciglia. Una tazza di cherry fatto dalla mia amata madre ed un sigaro cubano che mi era stato regalato qualche mese fa da un docente universitario. Fuori dal balcone qualche goccia di pioggia si univa al vento e bussava alla finestra, alcune spiavano la nostra intimità, altre piangevano implorando di farci compagnia. Ma stasera NO! Questa sera era dedicata al “me” che da tempo aspettava di essere ascoltato!
Un sorso della divina bevanda, cinque o forse sei tirate di quelle forti con le labbra solidamente attaccate alla foglia ti tabacco più estrema del sigaro, e l’impenetrabile fumo di un bianco nuvola crea la barriera col mondo. Ero da solo con “me”… finalmente! Democraticamente abbiamo scelto un film che ci facesse compagnia, un Jack Nicholson “novello” che impersona un ruolo da “cattivo”! Non credo che Jack possa interpretarne altri di personaggi con lo sguardo da diavolo che si ritrova!