IL TERZO OCCHIO

IL TERZO OCCHIO

La bellezza può essere vista in tutte le cose, vedere e comporre la bellezza è ciò che separa l’istantanea dalla fotografia.

— Matt Hardy

La conoscenza del sistema visivo umano ha spinto l’uomo, da sempre alla ricerca della scoperta del sé, a voler costruire qualcosa di simile a ciò di cui la Natura gli ha dotato, rendendo così possibile la creazione in laboratorio di strumenti molto simili all’occhio umano, sistemi complessi di diverse tecnologie capaci di generare dalla Luce delle immagini “identiche” a quelle elaborate dal sistema oculare dell’uomo.

Questi creazioni prendono il nome di Macchine FotoGrafiche o Fotocamere. Entrambi i termini sono corretti sebbene si basino su due concetti differenti che coesistono nella concezione visiva:

  • MACCHINA FOTOGRAFICA è il termine con il quale l’oggetto “meccanico”, appunto la macchina, rende capace la Scrittura attraverso la Luce;
  • FOTOCAMERA invece si rifà al mezzo, o per meglio dire all’ambiente, attraverso cui la Scrittura è stata per la prima volta e per secoli fissata su un supporto affinché potesse essere poi “letta” ovvero la CAMERA OBSCURA.

Volendo, per il momento, evitare noiosi ma utili storicismi tentiamo di capire quale parallelismo esiste tra l’occhio umano, o quello che oggi sappiamo di lui, e la Macchina Fotografica cioè lo strumento “meccanico” che oggi utilizziamo, sarebbe meglio dire abusiamo, per scattare le nostre tanto amate fotografie.


PALPEBRA

La palpebra è la parte più esterna dell’Occhio attraverso la quale viene consentito o negato il passaggio della Luce visibile.

TAPPO COPRI OBIETTIVO

CORNEA

La Cornea è la parte più esterna dell’Occhio ed è la prima a lasciarsi attraversare dalla Luce.

PRIMA LENTE

La prima lente dell’Obiettivo Fotografico è quella che esegue la prima “grossolana” rifrazione dei raggi luminosi.

IRIDE

L’Iride, oltre ad essere la componente caratteristica dell’Occhio è la parte dell’Occhio umano responsabile al dilatamento o al restringimento del foro della Pupilla. Questo “movimento” avviene in funzione della QUANTITÀ di Luce che entra nell’Occhio e grazie ad esso noi non restiamo accecati (chiusura della Pupilla) o riusciamo a distinguere oggetti o addirittura toni di colore in scarsa quantità di Luce (dilatazione).

DIAFRAMMA

Il diaframma è quella parte “meccanica” della Macchina Fotografica che varia l’ampiezza di un “foro” attraverso cui passa la luce all’interno dell’Obiettivo. E’ composto da lamelle di un numero ben preciso che si possono muoversi simultaneamente lasciando passare la luce attraverso un orifizio più o meno LARGO.

CRISTALLINO

Il fascio di Luce, più o meno spesso a seconda delle decisioni “dell’Iride”, che attraversa la Pupilla raggiunge il cristallino che ha il compito di far convergere questi fascio di Luce in un solo ed unico punto sulla Retina. Più corretta sarà la definizione di “unico punto” più nitido sarà il risultato finale!

SECONDA LENTE

La seconda lente dell’Obiettivo è quella a cui viene demandato il compito, arduo, di convogliare il fascio di Luce penetrato attraverso il Diaframma in un unico punto del Sistema Fotosensibile. Più il “diametro” di questo “punto” sarà piccolo più A FUOCO sarà il risultato finale!

RETINA

La Retina rappresenta la stazione finale della Luce attraverso il nostro Occhio. Su questa superficie, attraverso il lavoro estenuante dei Coni e dei Bastoncelli, ogni lunghezza d’onda viene tradotta in Colore, Tonalità, Contrasto e quindi, come risultato finale, in informazioni che definiscono l’Immagine.

SENSORE O PELLICOLA

La luce giunge infine a destinazione su un dispositivo fotosensibile che può essere di diverso tipo. Qualunque esso sia su questa superficie sono presenti elementi capaci di reagire alla luce modificando il proprio stato materico o elettronico. Nel primo caso la reazione del materiale di cui è composta la pellicola definisce intrinsecamente colore, tono, contrasto ed intensità delle informazioni luminose generando una mappa da cui è possibile ricavare un’immagine. E’ questo, molto sinteticamente, il caso della PELLICOLA FOTOGRAFICA. Nel caso di un sensore elettronico la luce colpirà un tappeto di elementi elettronici sensibili alla luce capaci di emettere segnali elettrici variabili ed interpretabili attraverso i quali è possibile ricavare un’immagine

Qui finisce la MACCHINA FOTOGRAFICA ed anche l’Occhio Umano sebbene, in entrambi i casi il processo della costruzione di un immagine riconoscibile non sia affatto terminato! Per l’Occhio Umano le informazioni ricavate dagli “operai” della Retina raggiungeranno il cervello attraverso il Nervo Ottico ed il Cervello ne interpreterà A SUO MODO le informazioni ricevute.

Nel caso di una pellicola fotografica, quindi nel caso di FOTOGRAFIA ANALOGICA, questa sarà “sviluppata” in “camera oscura”, trattata con sostanze chimiche, “illuminata” e “manipolata” affinché il cervello di chi esegue tali operazioni riesca a riconoscere nella stampa finale quanto a suo avviso era “partito” dalla Luce che ha attraversato la lente.

Nel caso di un sensore fotografico, quindi di FOTOGRAFIA DIGITALE, i segnali elettrici saranno elaborati da algoritmi software che genereranno un archivio digitale, ovvero un file, che sarà poi sviluppato digitalmente su un dispositivo di visualizzazione quasi sicuramente retroilluminato, ovvero un monitor, e l’occhio umano di chi osserverà l’interpretazione degli algoritmi contenuti nel file sul monitor manipolerà attraverso ulteriori algoritmi software i parametri legati alle conseguenze della Luce affinché il cervello dell’umano che sta eseguendo tale sviluppo non riconosca in ciò che il monitor visualizza quello che era la genesi della Luce iniziale che ha attraversato la lente.

LA FOTOGRAFIA È ORMAI COMPIUTA!

È compiuta nel cervello, è compiuta in stampa da pellicola ed è compiuta (O QUASI) sul monitor! Come mio solito mi diverto a fantasticare sulla Vita, specie delle cose che amo di più, perciò desidero continuare questo “sliding shot“:

OCCHIO

A questa immagine ne seguirà immediatamente un’altra, ed un’altra ed un’altra ancora ed il cervello, incessantemente, le accoderà tutte fino a che non andremo a dormire, chiuderemo le palpebre e doneremo riposo a questo instancabile studio di sviluppo fotografico che è il nostro cervello! Per l’Occhio Umano, in effetti, non esiste “l’immagine”! Per l’Occhio Umano esiste piuttosto il “video” ovvero la sequenza di immagini. Le “immagini” che restano nel nostro cervello sono poche, pochissime e spesso sono proprio fotografie cioè “video celebrali” di “immagini” statiche. Nel cervello restano i suoni, i profumi, le sensazioni del momento ed ad essi è associata una sequenza di immagini. Delle persone care ricordiamo aneddoti, modi di fare, smorfie ma quasi mai immagini statiche se non fotografie che ci hanno particolarmente colpito. Di quelle fotografie mentali non v’è traccia alcuna! Esistono racconti, cronache, discorsi ma nessuna testimonianza tangibile è lasciata ai posteri!

PELLICOLA

L’immagine catturata dalla pellicola è un’immagine a cui una parte del suo destino era già stata scritta da chi ha deciso di utilizzare “proprio quella pellicola”. Spessore della grana, colori e tonalità, “orario” di nascita dell’immagine! Più della metà del destino dell’immagine è stato segnato nel momento in cui è stata caricata la pellicola in Macchina! Altre scelte sono state poi fatte in camera oscura: acidi, fissativi, tempi, correzioni, illuminazioni, tipologia di carta… tutte “carezze” che necessitano di tempo e (non pochi) soldi. Ed intanto il “negativo”, lastra plastico_chimica, si usura pian piano, inesorabilmente fino a morire intorno al suo 50esimo anno d’età!

Alla fine, tra un compromesso, qualche soldo speso in provini e qualche rammarico su una scelta piuttosto che un’altra, la foto è stampata! L’immagine da donare al cervello affinché possa avere “l’immagine ricordo” di un esatto istante è stata creata, fissata su un supporto cartaceo e conservata in una scatola di biscotti danesi o in un archivio al buio tra fogli di seta.

Ai posteri resterà, finché avrà vita, la stampa di un istante di Vita dell’Universo mentre il negativo diventerà fisicamente inutilizzabile!

FILE

L’immagine è ferma lì sul monitor retroilluminato del Computer. Si vede benissimo, si riescono a distinguere ad uno ad uno i peli delle ciglia che fanno da cornice a due magnifici occhi azzurri.

Sebbene quell’azzurro sia nato dall’algoritmo del costruttore del sensore io posso modificarlo ed entro certi limiti posso modificare “la pellicola” o meglio l’effetto generato dalla scelta della pellicola. Durante gli scatti avrò cambiato 20 se non 30 pellicole diverse ma comunque in questa foto che mi appare sul monitor la grana mi sembra troppo grossa. La riduco.

Ma no: era meglio prima!

C’è un neo: lo tiro via col mio potentissimo software di fotoritocco. Ma senza neo non sembra più lei: la modella sembra finta! Ritorno sui miei passi: rimetto il neo ma aggiungo una leggera ombra che lo rende meno “protagonista”, quel maledetto neo! Forse l’ombra è troppo forte: quel lieve sorriso che adduce romanticismo alla foto si perde nel buio dell’ombra! Rischiaro leggermente l’ombra.

Il taglio della foto va bene ma forse riducendo un po’ lo spazio sopra la foto acquista potenza: ritaglio! Il risultato mi sembra ottimo ma tagliando è andata via la rondine che stava volando dietro ed anche il bianco della nuvola. Allargo un po’ il ritaglio: passi via la rondine ma la nuvola no: non voglio perderla!

In realtà quella nuvola non è proprio di quel bianco candido che ricordo di aver visto durante lo scatto: lo recupero.

Bene: dopo 15 minuti la fotografia è proprio perfetta! Esporto il file in un formato “riconoscibile” a tutti, diciamo in JPG, e lo condivido su Instagram!

Chiudo il PC e vado al compleanno del mio migliore amico! Farò altre foto stasera, foto bellissime che condividerò su Instagram domani!

Ai posteri resterà Instagram finché qualcuno continuerà a guadagnare soldi con esso! Nessuna stampa, nessun ricordo: niente di niente!

Il file è IMMORTALE ma l’hard disk del mio computer no: se dovesse rompersi non avrò più modo di poter riVedere quella bellissima foto sviluppata in soli 15 minuti A COSTO ZERO!

Peccato però: una stampa digitale costa oggi pochi centesimi… ma a me i soldi servono: devo comprare l’ultimo modello di iPhone per poter scattare foto epiche e pubblicarle su Instagram!

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