Light Words

Il senso della vi(s)ta

La mia vita è plasmata dall’urgente bisogno di vagare e osservare, e la mia macchina fotografica è il mio passaporto.

— Steve McCurry

Se c’è un senso a cui non rinunceremmo mai quello è LA VISTA!

Grazie alla vista siamo capaci di discriminare tutto ciò che ci circonda dando ad esso forma, consistenza, forma, colore, dimensione… e perfino UN NOME!


Il processo visivo è senza dubbio quello attraverso cui l’essere umano definisce “la realtà”. Non a caso si è soliti dire: “se non vedo non credo!”. La luce che penetra attraverso “l’occhio” (cornea, pupilla, cristallino, retina) si compone in maniera pressoché perfetta e ripetibile tanto da essere riconosciuta dall’essere umano come VERITÀ. Queste affermazioni, per poter essere comprese e condivise, necessitano però dell’analisi di due componenti in esse contenute:

  • Che cos’è la luce? Di cosa è composta e qual è la sua natura?
  • Chi o cosa, realmente, “legge” la luce fino ad identificarne il contenuto? O meglio: come può la Retina creare un’immagine così perfetta da essere poi riconosciuta e da “chi”?

LA LUCE

Lo studio della luce è stato al centro degli studi scientifici, fisici e matematici a partire dall’800 ovvero da quando l’essere umano ha iniziato ad indagare sulla composizione, per lo più CHIMICA, della materia proponendo modelli atomici e giungendo alla conclusione che “la materia è costituita da atomi”! Questa banalità vede “la luce” solo nel 1808 dal chimico inglese Dalton sebbene quattro secoli prima di Cristo il filosofo Democrito ne avesse già avuto una primordiale intuizione!

La chimica e la fisica hanno quindi dato origine all’OTTICA ovvero allo studio della luce, non tanto per deliziare la nostra comune passione fotografica anzi, quella non era neppure lontanamente pensabile, bensì per tentare di spiegare i fenomeni umani nonché l’essere umano stesso! Sintetizzando colpevolmente possiamo dire che in poco più di un secolo l’uomo ha scoperto che LA LUCE E’ ONDA E MATERIA. Essa è dotata sia di una natura corpuscolare che di una natura ondulatoria!

La natura corpuscolare attribuisce alla luce una “dimensione” ovvero una massa, un volume e quindi una energia: la luce è quindi MATERIA! Alla fine dell’ 800 Crooks interpose una croce di Malta tra un anodo ed un catodo che generavano un fascio luminoso generando così un’ombra. L’ombra fu la dimostrazione che la luce “si fermava” contro l’ostacolo “solido” e pertanto essa non poteva che essere materia!

La natura ondulatoria, invece, attribuisce alla materia luminosa la capacità di potersi manifestare n forma modulata e cioè non fisicamente univoca se non all’interno di spettri ben definiti di frequenze, cioè di ripetizioni identiche nel tempo. Da queste frequenze si genera quindi una NON IMMEDIATA propagazione della luce.

La frequenza della luce visibile è identificabile nell’ordine dei THz, unità ben poco familiare, per cui si preferisce definire la luce secondo la sua lunghezza d’onda!

L’occhio umano è sensibile solo ad alcune frequenze (dai 428 ai 749 THz) da cui si ricava, per semplicità, la LUNGHEZZA D’ONDA. L’occhio umano riconosce le lunghezze d’onda (concetto strettamente legato alla frequenza) che vanno dai circa 400 nanometri fino ai circa 800 nanometri. Questo campo di onde viene chiamato SPETTRO! Le lunghezze d’onda fuori da questi limiti non vengono riconosciute dal sistema ottico umano cioè non diventano immagine. Ovviamente ciò non significa che tali “frequenze” non generino luce: semplicemente non è luce visibile all’occhio umano!

La musica, al pari della “luce” è luce! E’ frequenza (e questo ci sembra più comprensibile!) ed è materia in quanto essa si degrada quando collide con corpi solidi generando ombre acustiche! L’Ecografia, ad esempio, è una “scrittura” definita dal suono e cioè un’analisi del suono tradotta in immagine con definizione pari se non superiore alla fotografia.

Ritornando a ragionare “ad occhi aperti” quindi l’essere umano è “sensibile” solo ad alcune frequenze di luce cioè solo alcune frequenze vengono riconosciute dal sistema ottico umano come luce e quindi, di tutte le frequenze che penetrano la pupilla solo alcune vengono rifratte in un certo modo e compongono l’immagine visiva sulla retina! Ma come può la retina comporre così precisamente un’immagine definendone perfino i colori?

LA RETINA

La retina è il destinatario ottico dell’occhio umano ed è l’artefice della “composizione” dell’immagine visiva.

La retina è composta da strutture sensibili alla luce ed in particolare ad alcune lunghezze d’onda. Queste strutture sono:

  • i coni, molto sensibili ai colori ROSSO, VERDE e BLU
  • i bastoncelli, insensibili ai colori ma sensibili alle variazioni di luminosità

ITALIAN RGB: Rosso Verde BLU

I coni della retina sono sensibili ai toni di luce del Rosso, Verde e Blu e cioè ai colori primari attraverso la cui “fusione” è possibile creare l’intero spettro della luce visibile! Pertanto a seconda della quantità di luce recepita dai coni di ogni “categoria” la retina definisce a “quale” colore appartiene la luce ricevuta: un esempio di fiducia e democrazia!

Quando la quantità di luce è poca i coni hanno difficoltà a reagire alla luce infatti, con poca luce, l’occhio umano non riesce a definire bene i colori ma è in grado comunque di definire i contorni, le ombre e le forme. Questo compito è riservato ai bastoncelli che, a differenza dei coni, sono molto più sensibili alle variazioni di luminosità ma non percepiscono i colori.



Parlare oggi di RGB ovvero identificare l’acronimo inglese con i colori primari sembrerebbe un lusso geek ovvero dedicato agli esperti di informatica: SBAGLIATO!

È l’essere umano ad essere “fatto” così ed è ad esso che gli studiosi, molto prima del digitale, si sono ispirati ed hanno tentato di riprodurre sistemi e dispositivi affinché la “perfezione” dell’uomo potesse essere avvicinata dall’opera Umana.

L’Uomo ha sempre studiato se stesso ed i fenomeni intorno a lui secondo il suo essere fisico. Dall’analisi Umana sono sopraggiunte le deduzioni, le scoperte, le intuizioni ed infine le opere umane, dettate sempre dalla base del sé e della conoscenza del sé.

L’UOMO È IN TUTTO anche se, dimenticandocene, spesso le cose ci appaiono non umane! I dispositivi ottici, per quanto moderni ed avanguardistici, altro non sono che il tentativo umano di replicare i dispositivi ottici di cui egli stesso è dotato!

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