Visionari, scrittori, musicisti, artisti ma anche i bambini ed i nostri stessi padri avevano una cosa in comune tra loro, quasi un’ossessione: immaginare il futuro! Per loro il futuro era un qualcosa di “irrealizzabile” in cui proiettavano sogni, ansie, timori, vittorie, sconfitte, traguardi, tragedie e tutto ciò che la testa poggiata al cuscino o le labbra al bicchiere suggerivano. Immaginare il futuro era uno sport praticato da tutti… forse era alla base del “mens sana” di cui troppo spesso abusiamo!
I risultati di questo esercizio quotidiano, di questa frenesia spasmodica, sono stati molteplici: risparmi, benessere per le generazioni che ne sono seguite (cioè noi!), progresso tecnologico, libertà e diritti, pianeti, costellazioni, tecnologie dei materiali, guerre e bombe atomiche! Tra tutte le cose elencate solo le ultime hanno fatto breccia nella nostra cultura come a sottolineare il fatto che quanto di “buono” possediamo ci è in qualche modo dovuto!
Per questo o forse più semplicemente per lo spirito di contestazione che “deve” contraddistinguere le diverse generazioni, siamo arrivati a noi, le generazioni del “tutto e subito”, futuristi digitalizzati, abitanti del futuro costruito, immaginato, scoperto, creato e razionalizzato dalle generazioni precedenti!
In questo futuro noi orbitiamo calpestandolo in lungo e i largo senza però riuscire ad immaginarne un altro se non tanti altri! La sensazione è quella di vivere il futuro e che nulla o quasi possa ancora accadere o essere scoperto. In effetti da qualche decennio a questa parte, se vogliamo proprio dirla tutta, non ricordo “scoperte” degne di paragone con la penicillina o con l’elettricità o la fotografia o con l’atomo e la materia! Abbiamo però saputo ridefinire ed approfondire quasi tutti gli aspetti già conosciuti senza riuscire ad immaginarne veramente di nuovi. Insomma non siamo stati capaci, ma nemmeno ci siamo applicati più di tanto a farlo, di immaginare un futuro immaginario.
Io credo che questo esercizio vada fatto, credo sia importante allenarsi ad immaginare un futuro, un futuro lontanissimo come poteva essere quello di Dalla nel Motore del duemila, come potevano essere le divinità greche o quello delle illustrazioni di Walter Molino! Motori silenziosi, giornali che si possono leggere su schermi, persone che comunicano e si vedono a distanze grandissime, acquistare beni restando a casa, camminare sui laghi restando sospesi per mezzo di piccoli palloni aerostatici. Un Futuro immaginario! Voglio provare anch’io ad immaginare un futuro immaginario, anche due magari, forse tre o infiniti futuri immaginari, futuri irrazionali e neppure tanto complessi. Futuri inspiegabili e pertanto immaginari. Voglio riscoprire gli spettri dell’immaginazione. Voglio spettrarmi nei futuri del futuro che lascerò a chi verrà dopo di me!