David Lachapelle – Surrealismo Pop

David Lachapelle – Surrealismo Pop

Ciò che ai miei occhi rende particolarmente attraente gran parte della pittura moderna rispetto a quella classica, è la scomparsa – dopo secoli di eccessiva invadenza – di ogni riferimento esplicito alla figura umana. Sparizione che può essere interpretata come una beneaugurante anticipazione artistica della futura estinzione dell’umanità nel mondo reale.

— GIOVANNI SORIANO

LaChapelle ha frequentato la “North Carolina School of the Arts” e successivamente la “School of the Arts” di New York. Dopo un rapido passaggio nei marines, un matrimonio a Londra, David ritorna a New York lavorando come fotografo. Fu Andy Warhol ad offrire a LaChapelle il suo primo incarico professionale fotografico per la rivista Interview magazine, fondato e curato da Warhol per cui La Chapelle curò una copertina.

Inoltre ha lavorato per copertine e servizi fotografici di riviste, fra cui Vanity Fair, GQ, The New York Times Magazine, Vogue, The Face, Arena Homme +, Details e Rolling Stone. LaChapelle nella sua lunga carriera artistica ha esplorato ogni tipo di genere fotografico, non limitandosi alle foto su commissione per i grandi nomi della musica e per le riviste, ma creando scatti originali che si configurano come veri e propri quadri.

Lo stile del fotografo, estremamente riconoscibile è già evidente nel suo primo libro fotografico, LaChapelle Land. La sua cifra stilistica sono scatti surreali, caratterizzati da colori accesi, quasi fluo, atmosfere oniriche, a volte bizzarre. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco, perfino eccessivo, in cui è chiara una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia. La sua è una fotografia fortemente costruita. La Chapelle adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi, la sua seconda pubblicazione Hotel LaChapelle contiene svariati scatti di celebrità. Sia Artists and Prostitutes (in tiratura limitata, venduto a 1500 dollari il pezzo, con l’autografo dell’artista) che Heaven to Hell sono stati molto apprezzati dal pubblico.

Il signor LaChapelle è destinato a influenzare il lavoro di una nuova generazione di fotografi nello stesso modo in cui il signor Avedon è stato il pioniere di gran parte di ciò che è familiare oggi.
Il signor Avedon ha affermato che ‘di tutti i fotografi che hanno inventato immagini surreali, è stato il signor LaChapelle ad avere il potenziale per essere il Magritte del genere

N.Y. Times 1991

Tra le sue maggiori influenze cita spesso i pittori Andrea Pozzo e Caravaggio e gli artisti Salvador Dalí, Jeff Koons, Sandro Botticelli, Michelangelo e Cindy Sherman. Uno dei fil rouge ricorrenti nell’arte di Le Chapelle è la critica al sogno americano, fatta con leggerezza e una spiazzante ironia; famoso è lo scatto che ritrae una ragazza di cui si vedono solo le gambe perché è ricoperta da un gigantesco gonfiabile a forma di hamburger.

Negli ultimi anni LaChapelle è molto attento alla tematica ambientale, tanto da dedicarci la sua attività artistica più recente, come la mostra Atti Divini, che pone l’accento su come le costruzioni dell’uomo feriscano il paesaggio circostante.

FONTE https://it.wikipedia.org/wiki/David_LaChapelle


L’ho visto una sola volta a Roma, nel 2015, non sapevo neppure chi fosse. All’uscita di quella mostra ero come se mi fossi scontrato in pieno con un treno in corsa a tutta velocità.

Concordo con Wikipedia: “adora raccontare la modernità a modo suo” ed in effetti è quello che si percepisce di fronte a questi enormi “QUADRI” dalla definizione dell’immagine impressionante e dai colori sgargianti. Immaginavo fosse appassionato d’arte, dati i soggetti e le “coreografie” delle sue foto ma scopro che Lachapelle è in primis uno “studente” d’Arte e credo fortemente che la sua base scolastica lo abbia aiutato molto, almeno quanto Warhol. Non a caso si legge che la sua vera svolta artistica sia avvenuta alla vista della Cappella Sistina nel 2006. Sarà un caso il suo cognome? Non l’ho ancora scoperto…
Credo che molti storceranno il naso al mio personale giudizio di “genio della fotografia”: le sue foto “registrano” attimi costruiti fin nei minimi dettagli, scatti fatti in studio con luci e personaggi in pose spesso anche scontate o comunque che ricreano interpretazioni di scritti” famosi.
A mio parere già la preparazione dello scatto (in realtà deGLI scatti dal momento in cui ogni sua foto è generalmente l’unione di centinaia di scatti) è per me qualcosa di ossessivo ed eccezionale, prerogativa di una genialità latente. Aggiungendo a ciò il desiderio di voler raccontare, per spesso stravolgere ruoli biblici o invertire rotte mitologiche, quindi studi e conoscenze alla base di ogni scatto, rende il tutto ancor più mediaticamente geniale.

La critica parla talvolta di Surrealismo altre volte di barocco ma è inequivocabile che Lachapelle sia riconosciuto, da vivente, una fonte di ispirazione ed una ventata di aria “nuova e respirabile” di un panorama fotografico contemporaneo forse un po’ troppo orientato al concettualismo dell’astrazione umana.

Cercandolo su internet sembra essere riconosciuto più come regista che come fotografo (e qui un’altra mia profonda lacuna sul personaggio!) a conferma che, con tempi fulminei, la fotografia resta senza dubbio legata nonché precorritrice del cinema (anche se Lachapelle ha pi prodotto più che altro Videoclip musicali).

FONTE IMMAGINI https://www.sleek-mag.com/article/david-lachapelle-faith-frivolity-first-meeting-warhol/
https://www.beyondthemagazine.it/english-corner/david-lachapelle/

Questo sito utilizza cookies per concederti di utilizzare al meglio le sue funzionalità. Leggi qui la cookies policy
ACCETTO