Annie Leibovitz – Il ritratto come documento

Annie Leibovitz – Il ritratto come documento

Fotografia, foto-grafia, significa scrivere con la luce. La fotografia, il cinema, conferiscono una specie di immortalità, una preminenza alle immagini e non alla vita reale.

— Herbert Marshall McLuhan

Annie Leibovitz

Ho iniziato la mia carriera talmente giovane che tutte le altre vite mi appaiono più eccitanti, avventurose e mi convinco di viverle, dimenticando di costruire la mia.

Annie Leibovitz

L’incipit di Wikipedia a riguardo di Annie Leibovitz è: “Ritrattista affermata, Leibovitz ha uno stile caratterizzato dalla stretta collaborazione tra fotografo e modello”.

Poi stranamente Wikipedia si perde nella consueta, asettica, storia tangibile di questa che, a mio avviso, è una delle fotografe più importanti del secolo a cui, non a caso, sono state conferite IN VITA onorificenze quali “Leggenda vivente” dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e le sono stati conferiti, la Barnard College Medal of Distinction, l’Infinity Award in Applied Photography dall’International Center of Photography (USA, 2009) e il Los Angeles Museum of Contemporary Art Award to Distinguished Women in the Arts (2012) e per ultimo membro dell’Académie des Beaux-Arts 20 Marzo 2024 nonché la prima donna fotografo ad esporre alla Washington National Portrait Gallery.

Mi ritrovo così a dover proporre io un immeritevole riassunto personale riguardo Anna-Lou, americana di origine ebrea nata il 2 Ottobre del ’49 a Waterbury nel Connecticut.

E allora apro Maps e vado a vedere com’è sta Waterbury:

Lontano dalla costa, con un museo la cui prima immagine di Google è il portone con la neve alta 30cm. Credo che una delle “fortune” di Annie sia stata quella di dover viaggiare tanto fin da bambina a causa del padre, ufficiale dell’Aeronatutica Militare Americana. Certo ritrovarsi in luoghi di guerra non doveva essere proprio il massimo…

“Le prime foto scattate da Annie sono state scattate nella base militare delle Filippine, dove il padre era impegnato nella guerra del Vietnam. Questa esperienza e il contatto con la guerra nei primi anni di vita segneranno non solo la personalità della Leibovitz ma anche il suo lavoro e le sue convinzioni future”.

Annie Leibovitz ha fatto del ritratto un mezzo di racconto intimo e credo sia questa l’unicità della sua fotografia: interpretare una storia e “riassumerla” in un ritratto!

La mia infinita ignoranza la collocava sui set di Vogue, Vanity Fair, American Express, Calendario Pirelli ed altri ambienti di moda in cui la bellezza veniva da Annie esaltata in una chiave prima di tutto umana. Scopro invece che il suo vero, grande lavoro, è stato quello nel mondo dell’Arte della Musica e della Danza, quest’ultima amata fin da bambina grazie a sua madre, istruttrice di danza classica da cui Annie “riceve” il senso del BELLO… anche se poi lei avrebbe voluto, da piccola, fare la cantante!

“Nel 1975 segue in tour i veri Rolling Stone, diventandone la fotografa ufficiale, attraversando con loro tutta l’America. La tournée è caratterizzata da una serie di scatti che ritraggono il gruppo sul palco e dietro le quinte, ma anche durante i loro momenti privati” set fotografico indubbiamente più congeniale alla Leibovitz. Immagino sempre le foto di Annie Leibovitz come il gesto dello spegnere una sigaretta dopo la terza birra bevuta insiame al personaggio ritratto! Le sue foto trasudano di CONOSCENZA!

Le foto che scattai ai Rolling Stones erano particolarmente forti, probabilmente perché ho passato tanto, veramente tanto tempo viaggiando con la band”

Annie Leibovitz

Nel 1980 scatta l’ultima fotografia a John Lennon e a sua moglie, Yoko Ono, prima che Lennon 5 ore prima della sua uccisione a New York nel 1980.

Ecco: queste sono le foto di Annie Leibovitz: storie! Sono ritratti che, anche sul set più patinato del mondo, racconta una storia avvincente, accattivante, attraente: è lei a decidere!

La foto di John Lennon e Yoko Ono non è una fotografia: è un romanzo, una danza, una canzone, una confidenza sussurrata all’orecchio. Non a caso la stessa Annie dice:

Quando dico che voglio fotografare qualcuno, significa, in realtà, che vorrei conoscere qualcuno, consultarne la personalità. Per realizzare il miglior scatto possibile devo calarmi nel contesto, nella situazione. La fotografia perfetta immortala ciò che ti circonda, un mondo di cui divieni parte.

Annie Leibovitz

Per quanto “surreali” possano apparire i suoi scatti di moda, la fotografia di Annie è invece per lo più una fotografia Reale, quasi documentaristica, abbellita dal romanzo del ritratto.

Ancora una volta L’ARTE, lo studio dell’Arte e delle sue forme, sono la se cui poggia l’intero mondo di Annie, dalla Danza, infusa dalla madre, all’arte accademica dell’Istituto D’Arte di San Francisco che ha frequentato alla musica che ha attraversato per oltre 20 anni. La considerazione che ha Annie Leibovitz per l’Arte è, come lo è usualmente per tutti i grandi artisti (fotografi inclusi) è altissima. Durante l’ultimo premio ricevuto in Francia alla Académie des Beaux-Arts Annie ha detto:

Ovviamente, è uno dei più grandi onori che abbia ricevuto nel corso della mia vita. E ciò che lo rende particolarmente significativo è che la fotografia sia rappresentata nell’Académie insieme alla pittura, alla scultura, alla stampa, al cinema, alla danza, alla musica e all’architettura

Annie Leibovitz

L’amore per l’Arte e la sua grandissima “devozione” ad essa si è unita poi al sentimento amoroso. Dichiaratamente omosessuale Annie Leibovitz condivide la sua vita sentimentale dal 1988 con con Susan Sontag, storica, scrittrice e filosofa americana di erogini ebraiche, come Annie. Annie con la lettura de Il Benefattore della Sontag rimase estasiata ritrovando nel testo un’analisi perfetta dei suoi pensieri, come se Susan Sontag le avesse letto nel pensiero prima ancora di conoscerla di persona. Quando si entra nel “privato” di una persona, sia essa un’artista o una persona comune, credo sia doveroso fermarsi al punto in cui questo “privato” abbia in qualche modo influenzato in una misura degna di nota l’opera è l’artista. Fermo restando che Opera ed Artista sono indubbiamente il frutto del “privato” non credo sia, ad esempio, rilevante la sua dipendenza da cocaina diversamente dal legame d’Amore e Psiche che, a differenza del mito, si guardano fino all’angolo più remoto dell’Anima!

Susan Sontag e Annie
Leibovitz rappresentavano una parte esportata l’una dell’altra, come se alle due mancasse
qualcosa che riuscivano ad acquistare solo quando erano assieme

Gloria
Steinem

L’impegno sociale e la formazione storica della Sontag hanno condotto Annie Leibovitz a Sarajevo, durante il mostruoso conflitto balcanico ed in questa occasione la complementarità delle due ARTISTE ha dato dei frutti incredibili ed ancora oggi riconoscibili tra le tante fonti sia scritte che fotografiche di quel conflitto:

Nel 1993 la relazione con Susan Sontag diede i suoi primi frutti in campo lavorativo.
Quell’anno la scrittrice andò a Sarajevo assieme ad un gruppo di attori per esprimere il
suo disappunto contro i governi occidentali che non stavano intervenendo per bloccare
l’avanzata dei serbi. Si diresse lì, non tanto per essere una testimone passiva degli orrori
che stavano accadendo, ma per partecipare attivamente per cambiare la situazione
attraverso ciò che sapeva fare meglio, scrivere e fare regie teatrali. Ovviamente, come
disse lei stessa in un’intervista per il New York Review of Books, il creare uno spettacolo
a Sarajevo non sarebbe mai stato utile come un intervento medico, ma avrebbe donato
alla popolazione qualcosa di unico che non c’era in nessun’altra parte del mondo39
.
Questa presa di posizione ispirò molto Annie Leibovitz, la quale era da molto che sentiva
il desiderio di fare un viaggio da sola, senza assistenti, per poter tornare ai suoi primi
lavori. Le sue fotografie stavano diventando sempre più costruite, dove l’imprevisto era
poco presente, e sentiva la necessità di recuperare quella nota di inaspettato che
caratterizzava le immagini dei foto reporter. Per questo motivo, dopo che Vanity Fair
aveva accettato il suo progetto e le aveva offerto le referenze che le servivano, partì per
Sarajevo.

Per chi volesse leggere qualcosa in più e di sicuro più interessante consiglio questo testo dell’Università di Venezia https://unitesi.unive.it/retrieve/ad2d60c5-b13b-4e07-bae6-53b80870fb56/836997-1204109.pdf

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