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Amico Skaar

Non è perchè te lo avevo promesso ma perchè sentivo di doverlo fare, un’impellenza, un inchino al mio senso di Giustizia!

Labyrinth

13

11\09\2015 (le hai messe inclinate così le astine!)

Al mio amico Domenico,

perchè nella vita non conta quante volte si

cade, l’importante è

sapersi rialzare.

Antonio Lanzetta

Domani il Salone del Libro di Torino sarà finito da 10 giorni. Tu e Ross, come ogni sacrosanto anno, vi siete recati lì nel vostro pellegrinaggio fatto di profumo di carta e di parole, non solo quelle scritte, perchè lì dentro, come in una grande mostra d’Arte, che poi non differisce affatto di tanto, anche le parole pronunciate hanno un profumo diverso, un profumo di congiuntivi azzeccati, il suono delle note a piè pagina ed il calore delle fonti relegate nel retro delle copertine.

Ci sono stato una sola volta mentre ero in leva, allora ancora obbligatoria, a Candiolo (TO). Comprai un libro che ancora leggo: “Il Pensiero Anarchico”, abbastanza un controsenso ma non lo è credimi! Conservo ancora lo scontrino e già all’epoca andai lì da solo, come faccio spesso anche oggi a concerti o altri happening, dopo vent’anni, quando ho la certezza di non essere solo, di potermi amalgamare alla folla ed ai sensi che elencavo prima.

Da lì ogni tanto vostre notizie giungevano in codice “Morse 2.0” fatto di pollici alzati e cerchi gialli con cuoricini o spruzzi di lacrime al posto degli occhi nell’asettico gruppo mediatico di giovani incoscienti del Team!

Bene” mi rinfrancavo pensando che il silenzio temporaneo è quasi sempre sinonimo di un’occupazione alternativa, e sapevo bene che l’alternativa era di quelle che aspettavate da un anno ormai.

Cominciarono così ad arrivare le prime testimonianze visive via “social” del vostro tempo, e non mi riferisco alle “gingerate” di Ross in treno! Le prime foto direttamente dal Salone dove tu eri impegnato a presentare il tuo ultimo libro, manco mi va di chiamarlo “lavoro” e capirai perchè!

Qualcuno, credo Ross, condivise una foto di te con due ragazzini, avranno avuto forse quindici anni, belli e felici con l’aria di chi ha appena ricevuto qualcosa in regalo da Babbo Natale. Babbo Natale era tra loro, al centro, molto più alto. Li teneva abbracciati con la stessa, identica espressione, forse un po’ meno ingenua, ma felice al pari loro!

D’impatto sorrisi, quasi a schernire un traguardo in cui a correre si è in pochi e quelli bravi ancora meno, lasciandomi persuadere dai discorsi fatti insieme sulle tue “navigazioni” in rete, sulle battute e sulla “violenza” che di fanciullesco avevano ben poco. LIKE, quasi un obbligo, un segno di vicinanza affinchè tu potessi sapere che, tra i tanti, c’ero anch’io lì con te, che ti auguravo il meglio.

Poi è arrivata la sera, che come sai per me arriva sempre un po’ tardi, e ti ho ripreso dai ricordi della giornata. Non mi ci è voluto poi tanto: eri in cima! Ti ho rivisto e ti ho messo sulla tovaglia che la giornata aveva apparecchiato, fatta di periodi di elezioni, lavoro che mi aveva rimesso all’angolo con un multitasking che non mi appartiene, casa, padre, Amanda, il disordine della stanza che a momenti mi avvolge a mo’ di Blob e pranzo per l’indomani. La tovaglia, di colpo, si è vignettata, un occhio di bue chiuso su di te, sulla tua espressione e sulla tua carne, quella che mi hai voluto far conoscere tra una birra ed un tuffo in mare.

Ho ripensato al basso conficcato in una controsoffittatura di un Centro, ai Kernel Zero, ai viaggi in giro con la band in luoghi che ben conosco, magari c’ero anch’io nel pogo chissà. Ho ripensato a te, mentre leggevi all’ombra di un albero a Conza o sdraiato su un lettino in spiaggia o da Simone, alla tua espressione, al fatto che tu i libri non sei capace di leggerli: li vivi! Ho ripensato ai tuoi discorsi, dal lavoro alla politica, al tuo realismo che va ben oltre il mio, alle tue nottate leopardiane raccontate da Ross, alla visione di te tra Hemingway e Gunny ed eri ancora lì, stessa espressione, alto in mezzo a due marmocchietti felici e tu felice con loro. Non credo che tu fossi felice perchè altre due copie erano andate e nemmeno del fatto che un altro po’ di inchiostro era stato speso per una firma che non fosse stata fatta su un titolo bancario. Non lo credo anzi ne sono certo: tu eri felice perchè ti stavi donando, stavi donando una parte di te, del tuo essere a due ragazzi: al futuro. In quel tuo essere c’eri tu, il “brutale”, Luca, tua moglie, le presentazioni di libri al Freadom, la tua famiglia, Ginger, il metal e Brunori, il sonno da sconfiggere per l’ennesima revisione del libro, le parole di cui ti sei vestito leggendo gli ultimi romanzi, il brusìo dei clienti a lavoro ed il sudore della palestra. Cazzo se avevi ragione di essere felice!

Ma io come sempre ci ricamo sopra e non per commiserarmi del fatto di non aver saputo leggere NULLA di una foto ma perchè tutto ciò era evidente e se ti avevo rirovato in cima alla pila di pietanze della giornata era perchè eri stato forte e se oggi, dopo dieci giorni sono qui a scrivertelo è perchè lo sei stato davvero!

Credo che quei due ragazzi non sapranno mai chi hanno portato a casa veramente, uno skaar probabilmente, un’invenzione tutta (o in parte) tua, ma insieme alla lucertola hanno portato a casa pezzi di te, pezzi che tu lasci indelebili sulla carta. Quei ragazzi hanno portato a casa i tuoi pensieri ed il fatto che i tuoi pensieri, le tue convinzioni, il tuo essere, si abbandoni proprio ai ragazzi è di un’eccezionalità unica! Quei ragazzi avranno certamente un po’ di te e questa cosa, da adulti, li aiuterà molto perchè la tua eccezionalità, troppo spesso velata dal tuo modo di fare schivo e silenzioso, la tua bellezza ed il tuo carattere “buono e giusto” un po’ si tatuerà in loro perchè è a quell’età che si “crede” a ciò che si legge e si legge per provare “piacere”, non importa che sia un fantasy o un romanzo storico, si legge e si impara, come dovrebbe essere fino all’età adulta. Quasi sicuramente anche loro, alla mia età, leggeranno prima di addormentarsi, se gli occhi ancora ce la faranno a restare aperti, ma quando saranno per strada, quando vivranno la loro vita, lo faranno per forza di cose mettendoci dentro un po’ di te. Forse non l’hai capito ma il tuo donarti equivale un po’ a riprodurti, pagina per pagina, parola per parola, nella società di domani e questa cosa, caro Antonio, è una delle poche speranze che ho avuto negli ultimi anni!

Grazie

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