[20/07/2008] Mi è sembrato doveroso, quantomeno, tentare di dirti CHI SONO… stavolta in una maniera più flebile e compita, quella che forse meglio si adatterebbe ad una lettura da cuscino! Prima che tu possa navigare tra le pagine scarabocchiate di questo piccolo sito, mi sembra giusto parlarti di me, di chi sono e delle mie esperienze, affinché possano essere chiari i fogli pixellati che scoverai qui.
A breve terminerò il mio 31esimo anno di esistenza terrestre… solo altri 2 per avere l’effettiva certezza di non essere l’incarnazione del Re Trino, anche se muoio e risorgo ogni giorno, navigando il fiume in piena della vita! Dalle esperienze vissute e sperando che queste continuino ad accrescersi ad ogni mio battito cardiaco, nascono i dittonghi che troverai qui. Ti parlerò delle mie passioni, del mio lavoro, della mia vita e dei progetti recenti e futuri, affinché tu possa semplicemente conoscere me, le mie idee, la mia forza e le mie debolezze, affinché cioè tu possa conoscere quanto alberga negli sconosciuti mondi che il tuo sguardo incrocia ogni giorno.
Dalle falde del Vesuvio parte il racconto, un’ostile e calda realtà di provincia abituata dalla nascita a condividere con la rassegnazione e la pura consapevolezza dell’Onnipotenza Altrui, di una Natura Superiore che regala e deruba ai mortali i sogni e le speranze. In un contesto di tollerata anarchia, dove le regole sono scandite per lo più dal buon senso e laddove questo si sgretola velocemente a seguito della globalizzante invasione di civiltà, io nasco e come una spugna mi riempio di concetti e convinzioni, troppo spesso difformi da tutto ciò che non mi circonda.
Sebbene sotto la campana di cristallo in cui imparo a parlare, camminare ed amare, tutto sembra essere conforme alla lucida realtà che diluvia dalla televisione, la mia terza madre, è tangibile quanto sia diverso ciò che del mondo intorno a me i miei sensi sentono! Potrei cominciare dalla lingua… dialetto impuro e blasonato, del tutto diverso dall’italiano dei quiz e dei cartoni animati!
Eppure è proprio di quelli che si parla e si discute… in dialetto ovviamente, o come direbbero in molti in INDIALETTO! Ascolto intorno a me afone voci che modulano, con un’enfasi che quasi stupisce, discorsi con lemmi oggettivamente incomprensibili all’Universo circostante, a volte perfino a me che, affetto dalla sindrome della smania comunicativa, mi ostino ad assorbire cadenze e terminologie di ogni dove! Per carità, il “napoletano”, una lingua più che un dialetto, credo sia il vocabolario più diffuso al mondo… per vari ed ovvi motivi. Sonoro, simpatico ed a volte anche piacevole da ascoltare… quasi una continua canzone che svolazza nell’etere in ogni angolo di mondo.
Imparando il dialetto, imparando a definirlo Napoletano, consapevole che napoletano non è in quanto i termini e gli accenti tra il mio dialetto e quello del Capoluogo variano sensibilmente in barba ai 20 km che ci dividono, imparando perfino a reputare NORMALE il traffico, passare col rosso ai semafori, parcheggiare in 4^ fila e urlare dal balcone per confidare dei segreti alla signora dall’altro lato della strada. Questo il recinto sociale in cui ho brucato, questa l’ombra sotto la quale ho respirato pian piano il mio carattere… questa la cornice dalla mia tela vitale!