[05/07/2008] Ma è davvero così difficile parlare? Me lo chiedo spesso, specie quando osservo i le nuove abitudini mediatiche e le nuove tendenze generazionali. Non la solita retorica sui SMS, TVUBDM, le parole scritte con la Kappa ed altri luoghi comuni.
Mi riferisco alla musica, ad esempio. Sarà che io sono venuto su a note di Dire Straits, Genesis e Vasco Rossi… ma la Discoteca come luogo di incontro proprio non la capisco! Sta arrivando l’estate e la riviera romagnola sta per essere presa d’assalto… non tanto per il mare che, onestamente, non desterebbe invidia alla vasca della mia mansarda, nè tantomeno per l’arte e la storia che si incrontra passeggiando a Viale Ceccarini… ma PER LA NOTTE!
Vita notturna, discoteche, decibel in misura logaritmica e pensieri sintetici. Per carità, c’è il Casadei, il lissio, la balera… quello che “serve” non manca, ma massivamente è LA DISCOTECA ed i suoi contenuti ad essere la Regina Della Notte. Un luogo fatato, molto bello se visto oggettivamente, curato nei dettagli, nelle luci, nell’aspetto e nella sostanza… ma dove è obiettivamente VIETATO ESPRIMERSI.
Per carità, il linguaggio del corpo è pur sempre un linguaggio… ma, mentre una biblioteca non vieta ad un ballerino di esprimersi (anche perchè il Nurajev troverebbe qualcuno disposto ad interpretare i suoi ermetici pensieri attribuendone magari delle false profondità), ciò non si può dire di un Rave. Potrebbe un poeta sulla sedia a rotelle comunicare in Discoteca? Ne dubito fortemente.
Non è la musica che metto in discussione, quella a dire il vero a volte è anche carina… se comparata alla sterilità degli altri generi musicali forse la si può considerare addirittura geniale al giorno d’oggi, ma è il modo comunicativo a colpirmi in senso negativo!
Che fine hanno fatto i falò in spiaggia? Le chitarre strimpellate tra gli sguardi ammiccanti del cerchio d’anime che invoca la pioggia cantando a squarciagola? Che fine hanno fatto le cene all’alba ed i bagni nudi a mezzanotte? C’è ancora qualcuno che ha voglia di raccontare barzellette?
La BCE aumenta i tassi di interesse, il prezzo del petrolio aumenta a dismisura, la spazzatura ci ricopre, cadono grattacieli, la violenza è sotto i nostri occhi dall’alba al tramonto, la chiesa cade nei più meschini degli scandali, così come la scuola e la famiglia sembrano volersi adattare al tutto cercando di diventare i posti più insicuri del mondo… tutto questo sulle nostre spalle, nelle nostre vite, ad ogni nostro respiro. La risposta? Privarci dell’espressione!
Proprio ieri ho incontrato due gemelli, di qualche decennio più grandi di me, che non vedevo da molto tempo. Abbiamo parlato, parlato parlato… o meglio HANNO parlato, parlato, parlato. Uno dei due si divertiva, da ragazzo, a scrivere poesie in rima per deridere bonariamente gli abitanti del “piccolo” paese vesuviano di cui condividiamo la metastasi. Ne hanno recitato almeno una ventina, tutte a memoria, con lo sguardo da fanciullo che ancora li accompagna, con grasse risate a finale di ogni canto popolare! Mi hanno raccontato che, “all’epoca”, attendevano l’arrivo in piazza, l’Unica del paese, del “Poeta” per ascoltare, seduti a terra, l’ultima novella del Narratore. Una sorta di Foro si creava intorno a lui… e non importa chi o cosa sarebbe stato il soggetto del componimento, c’era voglia di ascoltare ma soprattutto di DIRE!