C’è sempre un traffico assurdo per raggiungere quel piccolo angolo di Purgatorio, ai confini col Paradiso che s’affaccia al tramonto, specialmente nei fine settimana d’Estate. D’inverno è tutto diverso, i corpi restano coperti ed il Sole sembra servire solo a dare luce alle cose. Il corpo, quello dorme nei cappotti e nelle calze spesse.
Poi ti capita, per uno sfortunato caso, di dover raggiungere il mare, lo stesso che ha raccolto il tuo sudore nell’estate che ormai è ricordo, e ritrovare lì, proprio lì, odori che non avevi mai assaporato, l’odore del cielo che da azzurro diventa rosa, poi rosso, poi buio, l’odore dei granelli luccicanti della sabbia un po’ più scura e senza ombrelloni, con qualche bottiglia lasciata lì sabato scorso dai ragazzi che come tartarughe cedono volentieri al richiamo delle onde.
Il sale, il suono della schiuma del mare, il molo arruginito, i riflessi del sole che si allontana con la sigaretta accesa tra le labbra e le pantofole ai piedi, ed il silenzio senza palloni, creme al cocco, racchettoni, macchine o motorini. I pensieri, il mare, il tramonto e l’infinito senza il Tu.
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