L’arte moderna si chiama così perché non ha nessuna probabilità di diventare antica.
L’artista americano Saul Leiter (1923–2013) rimase affascinato dalla pittura e dalla fotografia quando era adolescente a Pittsburgh. Dopo essersi trasferito a New York City nel 1946, la sua immaginazione visionaria e la sua instancabile dedizione alla pratica artistica lo spinsero a diventare uno dei fotografi iconici della metà del ventesimo secolo. Un innato senso di curiosità lo rese uno studente di arte di tutti i tipi per tutta la vita e mantenne il suo spirito di esplorazione e spontaneità per tutta la sua lunga carriera, sia nelle sue immagini di moda che nel suo lavoro personale.
Leiter iniziò a sperimentare con la fotografia a colori a New York alla fine degli anni ’40, utilizzando pellicole diapositive come la Kodachrome. L’uscita nel 2006 della sua prima monografia,
Early Color , rivelò composizioni radicalmente innovative e una padronanza rivoluzionaria del colore che cambiò per sempre la storia della fotografia. Sebbene Leiter a volte difendesse l’uso del colore nella fotografia artistica, si rifiutò di analizzare o spiegare il suo lavoro. “Non ho una filosofia”, disse Leiter. “Ho una macchina fotografica”.
Il prolifico lavoro in bianco e nero di Leiter, gran parte del quale stampato da lui stesso, rivela uno stile compositivo altrettanto audace, spesso spostando l’attenzione dal primo piano allo sfondo e giocando con le dinamiche di ombra e riflesso. Come le fotografie a colori di Leiter, queste immagini estraggono fascino ed emozione da ambientazioni quotidiane. “Il dono di un fotografo all’osservatore è a volte la bellezza nell’ordinario trascurato”, ha affermato Leiter.
Sebbene Leiter sia riconosciuto principalmente per la sua fotografia, ha definito la pittura il suo primo amore. Ha mantenuto l’abitudine di dipingere quotidianamente per tutta la vita e ha prodotto migliaia di opere colorate su carta, la maggior parte delle quali astratte, utilizzando colori a base d’acqua. Tra le sue principali influenze ci sono stati artisti giapponesi di xilografia e impressionisti francesi come Bonnard e Vuillard. “La fotografia riguarda la ricerca di cose”, ha detto Leiter. “La pittura è diversa. Riguarda la creazione di qualcosa”.
FONTE : https://www.saulleiterfoundation.org/
Non me lo aspettavo così! Conosco solo pochi dei volti appartenenti ai fotografi che ammiro, che mi piacciono o che generalmente nomino. Quello di Saul Leiter credo di non averlo mai visto prima.
Non mi aspettavo un volto tra l’arcigno e l’interrogativo, piuttosto avrei immaginato un rubicondo giocherellone con una piccola macchina fotografica attaccata alle mani, lì pronto a “cogliere l’attimo”.

Ma quale attimo: Saul Leiter VIVEVA nell’attimo, ci gironzolava dentro, intorno, gli voltava le spalle. Saul Leiter, credo, fosse egli stesso l’attimo! E me lo ritrovo a dare il benvenuto sulla pagina della Fondazione a lui dedicata da cui apprendo ed annaffio, qualora ce ne fosse stato bisogno, la mia ammirazione verso UN UOMO che è arrivato a me grazie alle sue fotografie.
Non un elogio al fotografo né al pittore né tantomeno alla sua produzione artistica ma uno sguardo, quasi un mio personale ringraziamento, all’UOMO Saul Leiter, ritratto in mezzo ad una miriade di quadri e bozzetti attaccati alle pareti spesse ed umide del suo studio. Libri sparsi ovunque ed uno, dalla copertina viola acceso, il cui titolo è DO I WANT TO BE A MOM? E mi sciolgo… non so di cosa tratti quel libro (lo comprerò!) ma il titolo, e lui lì, non proprio giovane, a guardare in camera con una certa fretta, la fretta di chi deve ancora completare un lavoro importante.
Ed in quello studio, tra un camino ed un ventilatore, un Uomo ordina un collage di diapositive sotto la luce di una lampada da tavolo moderna. Tutto stona, tutto sorprende, come se l’ambiente non fosse altro che il suo alter ego!

Credo nella bellezza delle cose semplici. Credo che la cosa meno interessante possa essere molto interessante.
Saul Leiter
Leggendo la sua storia credo che Leiter dovesse essere un Uomo con l’ossessione di dover comunicare agli altri LA BELLEZZA che esiste, come stesso lui ha detto, “nelle cose semplici”. A lui è stata poi attribuita una parte di paternità della “Street Photography” ma non credo che ne sia stato molto fiero. Io credo, dalle sue fotografie, che Saul Leiter non volesse stupire:c redo che volesse SPIEGARE! Il destino delle sue fotografie è quello di imporre schiettamente, senza troppi giri di parole, che in quell’attimo c’era una enorme bellezza che nessuno vedeva! Il fatto che nessuno la vedesse forse lo turbava a tal punto da dipingerla come soggetto assoluto ed inequivocabile nelle sue opere.
Viviamo in un mondo pieno di aspettative, e se hai coraggio, ignori le aspettative. E puoi aspettarti guai.
Saul Leiter
Scopro così che da adolescente si innamora alla pittura, “primo amore” della sua Vita ed in virtù di questo amore si trasferisce da Pittsburgh a New York. Lì, dopo i vent’anni, incontra un altro pittore che stava sperimentando la fotografia, poi incontra Eugene Smith e sull’impulso dell’ispirazione di alcune mostre fotografiche viste a New York inizia ad avvicinarsi alla fotografia. Sono gli anni ’50, l’America ha appena sconfitto tutti e tutti gli sconfitti devono qualcosa all’America, vuoi per averli liberati vuoi per non averli annientati! La fotografia era già bella che affermata ma Saul Leiter la abbraccia solo in questi anni. È un po’ come il rapporto che hanno quelli della mia generazione ed anche un po’ precedente alla mia con la rubrica telefonica: alcuni numeri li ricordiamo a memoria e li abbiamo scritti su un foglietto perché “non si sa mai”! Saul Leiter dal ’48 mette i pennelli in tasca, e dalle foto credo non si preoccupasse troppo di imbrattare un po’ i pantaloni, ed inizia a scattare fotografie in Kodachrome 35mm così, come avrebbe potuto fare chiunque!
20 sue foto a colori vengono esposte da Edward Steichen, un suo amico pittore, all’interno di una sua mostra a MoMa nel ’53 presentandole come un progetto di “Experimental Photography in Color”.
Agli inizi degli anni ’80 Leiter far fronte a difficoltà finanziarie considerevoli che lo portarono a chiudere lo studio di New York ed a lavorare nell’anonimato. Non credo si trovasse male in queste vesti se non per i debiti che doveva onorare.
FONTE https://www.saulleiterfoundation.org/
La Saul Leiter Foundation, fondata nel 2014, gestisce un archivio delle opere d’arte di Leiter e gestisce attività per promuovere il medium della fotografia attraverso programmi educativi, conferenze, mostre, libri, licenze e altri media. Un obiettivo primario è catalogare il lavoro che Leiter ha lasciato, che comprende decine di migliaia di stampe, diapositive, negativi e dipinti.