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©Anti Terrorism
©Domenico Solimeno Please don’t use my photo without my permission
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©Russian Police
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©Just a lake's landscape
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©Never Prison
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©Just a lake's landscape
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©Just A Cat
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©Vodka Piano
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©Russian Cat
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Za Mir – VYKSA
Ci vuole un sacco d’immaginazione per essere un buon fotografo. Serve meno immaginazione per fare il pittore perché le cose le puoi inventare, mentre con la fotografia è tutto molto ordinario e devi osservare parecchio prima di imparare a vedere lo straordinario.
Nella grigia realtà operaia, di quelle più volte letta e difesa, ti dimeni per dieci ore e più al giorno, come hai sempre fatto, rimanendo allibito di fronte ad atteggiamenti assurdi di staticità. Capisci poi che la totale assenza di motivazione rende giocoforza sterili l’operosità dei più. E discutendo di sogni nel cassetto la tua Italia esce alla ribalta con la sua storia ed il suo prestigio fashion, tra un Toto Cutugno ed un Pupo che ti riportano ai periodi in cui forse l’Italia era ancora degna d’essere un Bel Paese. Ti leghi alla gente ed alle loro usanze, alle loro stranezze ed alle loro convinzioni, facendole in parte tue, lasciandoti adottare da quella Babushka di nome Valentina che sogna Pompei e le sue rovine, che scaccia via le mosche che ti ronzano intorno mentre “tanz” e che ti concede un “Mambo Italiano” nell’ora tarda mentre prepara la colazione per l’indomani mattina. Litighi per come sono andate le cose in Crimea proprio come si fa con una madre ma dopo tre giorni la riabbracci con più calore di prima credendo fermamente, nonostante tutto, che sia LA PACE il vero significato della vita e della convivenza tra i popoli, a qualunque latitudine. E allora “za mir umniza”, che possa esserci sempre pace nelle nostre vite, così distanti e lontane, ma che per un po’ di tempo si sono attraversate. Pace a voi tovarish e pace agli sguardi che mi avete regalato, spero di aver lasciato anche io, con la mia stravaganza, qualcosa anche nelle vostre affascinanti vite.